VENEZIA - Nel fiume di milioni che filtra dalle dighe mobili del Mose nuotavano in molti, almeno stando al quadretto delineato dalla pubblica accusa: dalla Guardia di Finanza al...
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Sono stati infatti - molti mesi fa - il cassiere Belsito e il suo consulente Stefano Bonet a tirare in ballo il segretario della Liga Veneta, Flavio Tosi, e il suo predecessore Gian Paolo Gobbo, accusandoli di essere almeno a conoscenza di un presunto canale illegale di finanziamento del Carroccio in Veneto, alimentato dalla Siram, una multinazionale dell’energia: i denari transitavano, secondo Bonet, da Enrico Cavaliere, uomo di fiducia di Tosi. Ma Belsito dichiarò di avere, in un’occasione, «parlato» anche alla presenza di Zaia e di Gobbo di un milione in arrivo dalla Siram che Bossi avrebbe attribuito «ai veneti». Zaia se ne indigna con L’Espresso: «Dispiace - scrive il governatore - che non abbiate ritenuto di confrontarvi con me prima di procedere alla pubblicazione dell'articolo cui viene accostata maliziosamente una mia fotografia».
Zaia ricorda che le accuse di Belsito sono vecchiotte e già pubblicate l’anno scorso da Repubblica, «un quotidiano del vostro gruppo». E il giorno stesso «ho denunciato Belsito per calunnia». «Avrete notato che neppure il signor Belsito osi dire che io abbia ricevuto una qualche remunerazione, e che non sono stato raggiunto da nessun avviso di garanzia». Anche per Gian Paolo Gobbo vale lo stesso discorso: le accuse di Bonet alla base della "inchiesta segreta" di cui L’Espresso scrive oggi, le ha già tutte smentite a dicembre, quando la notizia apparve la prima volta.
Tosi annuncia querele. «Notizie infamanti, senza uno straccio di prova, nei miei confronti. La macchina del fango costruita con notizie false e non verificate continua la sua attività senza che nessuno intervenga». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino