Bimbo in Siria, imam a mamma Lidia: «Farò da mediatore per te con l'Isis»

Bimbo in Siria, imam a mamma Lidia: «Farò da mediatore per te con l'Isis»
Negli atti dell’inchiesta sul bambino sparito da Ponte nelle Alpi e portato in Siria dal padre spunta anche il nome di un tunisino di 47 anni che vive a Feltre. È il...

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Negli atti dell’inchiesta sul bambino sparito da Ponte nelle Alpi e portato in Siria dal padre spunta anche il nome di un tunisino di 47 anni che vive a Feltre. È il presidente dell’associazione di cultura islamica "Un passo verso la Speranza", chiamato dai residenti comunemente "imam". Era balzato alle cronache per l’idea di realizzare una moschea a Fonzaso.


Il suo nome è uscito in queste ore con quello di Maria Giulia Sergio, o «Fatima», la napoletana residente nel Milanese convertita all’Islam e arrestata ai primi di luglio in un blitz antiterrorismo.



Il tunisino-feltrino si sarebbe fatto avanti nel luglio 2014 offrendosi in aiuto di Lidia Solano Herrera che abita a Ponte nelle Alpi, la mamma del piccolo Ismail Mesinovic, il bimbo portato in Siria. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, stando a quanto dichiarato dalla mamma del piccolo, l’avrebbe chiamata dicendo «di poterla aiutare ad andare a riprendere il figlio in Siria, dove è accudito da una famiglia dell’est Europa nella cittadina di Rakka». È la capitale dell’Isis dove si troverebbe Ismail Mesinovic. Negli atti portati alla procura distrettuale di Venezia che indaga sui reclutatori di terroristi in Veneto l’imam feltrinop «avrebbe asserito di conoscere l’emiro di Rakka». Avrebbe proposto alla mamma di raggiungere la Turchia dove una donna l’avrebbe aiutata a superare il confine con la Siria, in modo da farsi riconsegnare il figlioletto. Il 14 luglio 2014 ai carabinieri di Belluno la mamma di Mesinovic, Lidia Herrera Solano spiega: «L’uomo diceva di conoscere l’emiro che comanda e controlla la città. Quando gli ho chiesto perché dovevo andare io in Siria a riprendere mio figlio, mi ha spiegato che, essendo deceduto il padre, il piccolo poteva essere consegnato soltanto a me». E Fatima, o Maria Giulia Sergio, l’avrebbe aiutata in questa spedizione per riavere il figli perché parla italiano. Il tutto sarebbe stato agevolato da un filmato-appello che si sarebbe dovuto realizzare a Feltre. I carabinieri sconsigliano alla mamma di fidarsi e le dicono di «non andare da sola in Siria, per evitare di trovarsi in una situazione di criticità per la sua libertà e incolumità personale». Il sospetto, si legge nell’informativa dei carabinieri, è che il tunisino, ovvero l’imam feltrino, «potrebbe volerla indurre a recarsi in Siria ove sarebbe costretta a sottostare a dettami sociali e religiosi che in Italia non possono esserle imposti». L’informativa parla anche del progetto moschea di Fonzaso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino