Profughi, sindaco snobba il prefetto «In Italia non ci sta tutta l'Africa»

Il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin e il piccolo Aylan
ROVIGO - La spiaggia dovrebbe essere un luogo dove giocare. Non dove morire. Invece il bagnasciuga di Bodrum, in Turchia, ha restituito il corpicino di Aylan Al-Kurdi, tre anni,...

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ROVIGO - La spiaggia dovrebbe essere un luogo dove giocare. Non dove morire. Invece il bagnasciuga di Bodrum, in Turchia, ha restituito il corpicino di Aylan Al-Kurdi, tre anni, maglietta rossa, pantaloncini corti. Veniva da Kobane e il Canada aveva respinto la domanda d'asilo della sua famiglia. Così insieme a mamma, papà e al fratellino Galip, ha cercato la salvezza nella fuga. Ha trovato invece la morte. La sua foto è diventata il simbolo di questa tragedia immane che è la fuga dei profughi verso l'Europa. Un'immagine devastante che il sindaco Massimo Bergamin non può guardare senza che si «attorciglino le budella. Due volte. Come persona e come uomo di governo. Non mi giro dall'altra parte».


Eppure il primo cittadino di Rovigo ieri non è andato all'incontro con i prefetti, come il suo collega padovano Massimo Bitonci, una scelta che il vicepresidente della Provincia, Vinicio Piasentini, ha criticato. Bergamin chiede che queste cose non vengano prese con superficialità: «La fotografia di un bambino morto strazia l'anima. Neanche una bestia potrebbe essere insensibile. Un'Immagine del genere suscita una miriade di emozioni. Sconvolge. E in me suscita anche rabbia. Rabbia rispetto all'impotenza di un Paese che viene lasciato solo rispetto a questo tipo di emergenza che è mondiale».

Come Lega nord e come sindaco «dico che dobbiamo fare qualcosa dall'altra parte della sponda. Dobbiamo promuovere tutte quelle politiche che aiutano le persone prima che partano. Quando sbarcano qua i problemi si moltiplicano. In mezzo ci stanno i drammi umanitari, come quel bambino morto, che non mi lasciano indifferente. La mia posizione politica è una cosa, i drammi sono un'altra».

Chi scappa dalla guerra «sono il primo a dire che dev'essere aiutato. Ed è per questo che ho portato Matteo Salvini all'ostello. Certo che queste persone vanno accolte e salvaguardate e rispettate, nel modo giusto. In Italia non ci sta tutta l'Africa».

Ma altolà alle strumentalizzazioni: «Servono scelte giuste. Ecco perchè io e Bitonci non siamo andati a Venezia dal prefetto: sono incontri autoreferenziali. Non mi importa di chi sia la colpa ma lo Stato non può scavalcare i territori e i sindaci. Noi non vogliamo essere scavalcati, vogliamo aver parola in merito».


Bergamin ne è convinto: «Bisogna rispettare questi drammi. Questo bambino e i suicidi vittime di questa crisi. Non ci sono morti di serie A e B. Io devo dare risposte alla gente come sindaco. Non strumentalizziamo queste tragedie immani. Io non mi giro dall'altra parte». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino