Simone e Thomas "Into the wild" Una notte in Alaska nel magic bus

Simone e Thomas "Into the wild" Una notte in Alaska nel magic bus
BELLUNO - Bellunesi "into the wild". Nelle terre selvagge, sulle orme di Christopher McCandless. Due giorni di cammino nelle lande desolate dell'Alaska, il difficile guado...

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BELLUNO - Bellunesi "into the wild". Nelle terre selvagge, sulle orme di Christopher McCandless. Due giorni di cammino nelle lande desolate dell'Alaska, il difficile guado del fiume Teklanika, e una notte nel mitico "magic bus". Un'avventura a misura di vacanza e insieme un viaggio dentro se stessi, quello che ha portato Simone Tormen e Thomas Collazuol nei luoghi resi celebri dalla pellicola di Sean Penn. «Se vuoi qualcosa nella vita, allunga la mano e prendila» - ha scritto Christopher McCandless, il ragazzo del West Virginia che all'inizio degli anni '90 abbandonò la famiglia per intraprendere un lungo viaggio fino in Alaska, dove morì, all'interno di un autobus lasciato in mezzo al nulla dai minatori.








Simone e Thomas hanno allungato la mano e la settimana scorsa sono andati a prendersi un'avventura incredibile. Forse, sottovalutandola un pò. Se non altro nel percorso (tutto a piedi, tra fiumi da attraversare e foreste) da Healy fino alle terre selvagge. «Non abbiamo fatto nessuna preparazione particolare - racconta Simone -. Abbiamo affrontato il percorso (oltre 20 miglia, quasi 40 chilometri, lungo lo Stampede Trail, ndr) senza mappa e navigatore: pensavamo di impiegare meno tempo per raggiungere il magic bus». Invece, il percorso ha impegnato i due ragazzi (24 anni Simone e 32 Thomas) per oltre 12 ore. Fino ad arrivare, quasi all'imbrunire, al magic bus. «Abbiamo acceso la stufa e ci siamo sentiti al sicuro - raccontano Thomas e Simone -. Dopo una notte là dentro, capisci davvero l'importanza di certe comodità della vita quotidiana». A dir poco movimentato il ritorno. «Il Teklanika, fiume da affrontare con reverenza, si era ingrossato durante la notte - spiega Thomas -. Se il giorno prima l'acqua arrivava al livello della vita, al ritorno era da suicidio pensare di guadare il fiume. Dopo vari tentativi e un bel pò di panico, un colpo di fortuna: abbiamo trovato un gommone gonfiabile, abbandonato sulla nostra sponda. Lo abbiamo gonfiato e ci siamo messi in acqua. Dopo qualche giro su noi stessi, siamo riusciti a controllare la corrente e siamo sbarcati sulla sponda opposta». Gli zaini e i sacchi a pelo sono dovuti rimanere dall'altra parte del Teklanika, in Alaska.


Assieme ad una parte del cuore dei due avventurieri. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino