Nuovi distretti sanitari sulle unioni dei Comuni con 60/100mila abitanti

Nuovi distretti sanitari sulle unioni dei Comuni con 60/100mila abitanti
TRIESTE - «I sindaci e i loro Comuni saranno coinvolti di più e meglio nei processi decisionali sulla Sanità in Friuli Venezia Giulia, stabilendo con la Regione un collegamento stabile e non...

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TRIESTE - «I sindaci e i loro Comuni saranno coinvolti di più e meglio nei processi decisionali sulla Sanità in Friuli Venezia Giulia, stabilendo con la Regione un collegamento stabile e non formale sulla salute e sul sociale». E i Distretti avranno di norma un bacino di 60/100mila abitanti».




L’assicurazione e il chiarimento vengono dall’assessore regionale Maria Sandra Telesca, dopo che in questi giorni dal sindacato (Belci della Cgil) si erano levate accorate richieste in tal senso. «Ultimamente, per decisioni normative non nostre, la Conferenza permanente dei sindaci ha perduto una parte della sua autorevolezza effettiva», constata Telesca. Tuttavia «in questi mesi noi troveremo le formule più appropriate per conseguire un’inversione di tendenza. Non ci interessa la forma di tale collaborazione, ma la sua sostanza».



Resta il fatto, secondo l’assessore, che «anche i nostri sindaci devono sforzarsi, come tutti noi, di fare un salto di mentalità: negli ospedali occorre andare il meno possibile, solo per i casi acuti». Invece «per tutto il resto devono primeggiare le iniziative di prevenzione delle malattie e l’assistenza sul territorio nei Distretti».



Quali Distretti riforma? «Ci orientiamo su bacini di utenza fra i 60mila e i centomila cittadini». Inoltre «Distretti e Ambiti territoriali dovranno coincidere territorialmente, nel senso che a ciascun Distretto dovranno corrispondere uno o più Ambiti», dettaglia Telesca. Naturalmente «fatte salve le eccezioni in montagna e in altre situazioni con esigenze particolari».



È tuttavia evidente che «occorre aspettare il varo della riforma delle aggregazioni comunali per lavorare sul terreno delle certezze». Anche qui, l’assessore puntualizza però che «in fondo queste sono questioni di forma, mentre alla Regione interessa rispondere efficacemente alla domanda di migliore organizzazione e maggiore qualità del servizio che sul territorio dovremo essere in grado di garantire».



Gli intenti dell’assessore alle Autonomie locali, Paolo Panontin, già peraltro manifestati su questo giornale, si richiamano proprio a Unioni comunali di 50-60mila abitanti, con poche e motivate eccezioni come per i casi della Carnia e della Val Fella. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino