Ricci/Forte danno corpo ai fantasmi di Jean Genet

Ricci/Forte danno corpo ai fantasmi di Jean Genet
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UDINE - Un coro di giovani corpi travolgenti che paiono muoversi secondo il ritmo pulsante del cuore, tra scoppi adrenalinici di energia scatenata e ripresa di respiro. A dimostrazione della prima fase di lavoro al San Giorgio di Udine, auspice il Css, ecco a porte aperte i 20 allievi-attori dell'Ecole des Maîtres, perfomer di diverse formazioni europee, coesi in un generoso esubero di coraggio fisico. Impronta inevitabile se le guide dell'edizione 23 del master sono i registi-autori Stefano Ricci e Gianni Forte o, meglio, ricci/forte, duo artistico di aggressiva visionarietà teatrale ora convertita a metodo pedagogico, anche sulla traccia di Jean Genet, il santo, commediante e martire, come volle Sartre, che per l'Ecole si fa nume tutelare fin dal titolo del corso, "JG matricule 192102". Dello scrittore reietto e geniale, la partitura del workshop richiama in filigrana alcune tappe della vita irregolare: figlio di padre ignoto, in riformatorio, vagabondo, ladro, ragazzo di vita, galeotto e sontuoso scrittore di pagine, narrative e teatrali, esaltate dalla bellezza poetica del dolore, dal fascino osceno del male, dall'ansia di verità. Con funambolico dinamismo, gli attori ne pedinano l'itinerario di crudele iniziazione, prima intruppati in una sorta di disciplina da collegio carcerario da cui evadere e poi separati per pratiche solitarie di triste onanismo, in scontri sessuali tra maschi e femmine o tentativi di abbracci sempre spezzati, salvo riunirsi di nuovo per un penitenziale rito collettivo di purificazione dal senso di colpa, nella labile utopia di un possibile incontro umano. È uno Genet secondo ricci/forte, ripreso non per i cerimoniali ieratici del suo teatro luttuoso, ma come spunto per l'esplorazione per via corporea dell'identità oscura di sè e dei traumi che possono averla segnata. Una ricerca cui approdano gli stessi attori: in chiusura, schiaffeggiati da un servo di scena carnefice con secchiate d'acqua, confessano le proprie reali ferite oltre ogni possibile finzione. Come si definirà questa allegoria antirappresentativa di una verità da denudare, si capirà da metà settembre a ottobre a Zagabria, Roma, Bruxelles e Reims, punti di arrivo del laboratorio itinerante che dopo Udine farà tappa anche a Coimbra.

Angela Felice


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Il Gazzettino