Con l'eccezione di rarissimi casi, nel pianeta delle antiche istituzioni dette Regole, soprattutto all'interno delle sedici Comunioni familiari del Comelico, in provincia...
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Nei mesi scorsi un gruppo di trenta donne di Costalta, piccolo e grazioso paese situato nel territorio comunale di San Pietro, dove si fermò più volte San Giovanni Paolo II durante le vacanze in Cadore, ha scritto al presidente della locale Regola chiedendo la modifica dello statuto, cioè del regolamento, nel rispetto della Costituzione e della legge. La questione si è poi allargata a tutto il comparto regoliero comeliano, che ha deciso, all'unanimità e in modo coeso, di affidare l'incarico ad un'apposita commissione, con l'obiettivo di valutare gli aspetti giuridici e storici. E ora Luigina Staunovo Polacco, segretario nazionale del Partito pensionati e invalidi, che già negli anni Novanta si era battuta per il riconoscimento dei diritti regolieri, tali e quali, anche alle donne, ha annunciato la preparazione di un ricorso straordinario al Capo dello Stato per incostituzionalità. «Trovo inverosimile questa distinzione tra uomini e donne - afferma -. Non solo sono al fianco delle donne e di chi ha avviato la recente battaglia in Comelico per il riconoscimento dei diritti, ma sosterrò questa battaglia. Studieremo e vedremo insieme quali manovre effettuare e quali strade percorrere per ottenere il rispetto della Costituzione e i diritti di parità che essa sancisce».
Ma il caso del Comelico non è un'eccezione. Anche all'interno delle Regole di Cortina non è prevista un'effettiva e reale parità: soltanto le nubili sono aventi diritto e alla condizione che non abbiano fratelli. Giusto per tutelare la proprietà della famiglia. E anche la neonata Regola di Funes, Pedol, famiglie Munaro di Molini di Chies d'Alpago, riattiva da poco come altre della conca alpagota, prevede che possano ottenere la qualifica di regoliere i discenti degli antichi originari, purché in linea paterna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino