​«Io leader del centrodestra». Tosi alle primarie anche contro Salvini

Flavio Tosi
VENEZIA - «Mi candido a leader del centrodestra, anche se si presenta Salvini». Flavio Tosi ha il pregio di parlar chiaro. Chi pensava che il ritorno del sindaco di Verona -...

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VENEZIA - «Mi candido a leader del centrodestra, anche se si presenta Salvini». Flavio Tosi ha il pregio di parlar chiaro. Chi pensava che il ritorno del sindaco di Verona - già eletto elle comunali con la sua civica - nelle liste della Lega alle elezioni europee e premiato da quasi centomila preferenze, avesse in qualche modo omologato il suo essere «diversamente leghista», si sbagliava.




In pochi giorni, Tosi ha ribadito due volte la sua invincibile diversità. L’ha fatto riprendendo la politica del pugno di ferro nel partito, attenuata prima delle elezioni, tornando a sparare raffiche di provvedimenti disciplinari contro militanti "insubordinati". E ieri, il secondo colpo: la conferma della sua intenzione di correre alle - presunte - primarie del centrodestra, anche contro Salvini, che forte della vittoria elettorale s’era candidato a leader del centrodestra, ottenendo subito il benestare anche di Berlusconi. Ma Tosi non si lascia soffiare il posto: lui alle primarie ci sarà, e correrà anche contro Salvini. «Sarebbe sbagliato che ogni partito schierasse un solo esponente». Ma nel partito, molti si scandalizzano.



Triste premessa: nella Liga Veneta vige il Terrore, nessuno "firma" le critiche a Tosi, temendo le certe sanzioni disciplinari per "reati d’opinione". Tutti coloro che obiettano, chiedono l’anonimato. Ma parlano, oh se parlano. «Se si fanno le primarie nel centrodestra e Tosi corre contro Salvini, nessuno dei due ce la fa, vincerà qualcuno di Forza Italia, è chiaro: così si fa male al partito». Sotto tiro anche le idee di Tosi, che ha ribadito il suo no alla «secessione». «Ma come, poche settimane fa aveva invitato il gruppo leghista in Consiglio regionale a battersi per il referendum, per l’indipendenza del Veneto. Il gruppo è riuscito a far passare la proposta, e il segretario che ti fa? Indebolisce la posizione? Ma s’è mai vista una cosa simile? Se non crede all’indipendenza, liberissimo di farlo. Ma allora non resti segretario di un partito che ha l’indipendenza all’articolo 1 dello statuto».



La senatrice polesana Emanuela Munerato, però, difende Tosi: «Lui ha le sue idee e le ha sempre proclamate. Anch’io non sono secessionista, voglio un vero federalismo. E quindi sosterrò Tosi, anche perché credo che con le sue idee Tosi parla a tutti, e raccoglierebbe, alle primarie, larghi consensi anche da elettori non leghisti, di altri partiti, mentre Salvini io lo vedo più come leghista duro e puro, quindi segretario federale della Lega».

Nel Padovano sono meno gentili: «Tosi, chi è? Quello che non voleva candidare Bitonci, che gli negava il simbolo della Lega? Bene, Bitonci a Padova ha vinto contro Ivo Rossi ma anche contro Flavio Tosi e i suoi colonnelli padovani. Oggi il rottamato è lui: una volta c’era il modello Verona, le liste personali che eleggevano il sindaco ma indebolivano la Lega. Ebbene, ora c’è il modello Padova: Bitonci ha vinto nel nome della Lega, col sostegno pieno di Forza Italia, che a Verona manca, e poi di Fdi, e delle civiche. E quindi, se serve un candidato alle primarie di centrodestra, noi diciamo che è Bitonci».



In Lega, dopo l’armistizio elettorale, è tornata la guerra aperta in vista dei congressi. Tosi riprende le espulsioni e le sospensioni di iscritti insubordinati. E riprende la campagna di tesseramento, tralasciata quando pareva che la Lega dovesse essere «superata»: ora i tosiani galoppano, iscrizioni a tutta birra. Anche per evitare, al prossimo Congresso federale, di dover presentarsi con un tracollo del tesseramento: oggi i militanti leghisti, tra espulsioni e mancati rinnovi, sono quattro gatti, si parla di poche centinaia in ogni provincia veneta, e il loro numero nella gestione Tosi, secondo i conti degli oppositori, si sarebbe dimezzato anno per anno. «Per molto meno si commissariava una segreteria, ai bei tempi» suggerisce qualcuno. Ma che possa farlo un Consiglio federale in cui Tosi comanda, pare difficile. Certo è che Salvini, il problema Tosi, in qualche modo lo dovrà gestire. E un fedele di Tosi ci svela i suoi timori: «A Milano si parla di sanatoria, per tutti i provvedimenti disciplinari di Tosi. Tornerebbero in gioco molti personaggi nemici del nuovo e ci sarebbero problemi ai congressi». Anche perché i nuovi iscritti di Tosi, per un pezzo, non avranno diritto di voto. «Nemici del nuovo? - replicano gli altri, ai quali la sanatoria appare come il cielo azzurro dopo la tempesta - Oggi il vecchio è Tosi, il suo progetto fallito di rottamare la Lega per annacquarla in un generico centrodestra». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino