ADRIA - (m.l.) Quanti ragazzi vede passare per la sua scuola un preside? Migliaia. Eppure Ishrak Amine ha lasciato un segno indelebile nel suo direttore scolastico, Antonio...
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D'altro canto era impossibile non ricordarsi della giovane marocchina di Mesola, uccisa dal padre.
«Era la più brava ragazza della classe. Ha frequentato l'ultimo anno del corso Erica, dove si studiavano francese, inglese e tedesco. Aveva tutti 9 e 10 in pagella. Attivissima, espansiva, inserita nella classe, entusiasta della vita. Era spettacolare. Quando ho istituito lo staff degli studenti è apparsa subito interessata e ha partecipato attivamente. Una ragazza splendida in tutti i sensi».
Tutti sapevano dei suoi problemi familiari. «Era in lotta sempre con il padre, perché la madre era moderna, come lei, mentre il padre era un fondamentalista. Non le lasciava fare nulla. Ha partecipato per due anni allo stage in Francia a Cannes. Siamo riusciti a farla andare nonostante il divieto del padre solo perché la direttrice della scuola è tunisina di fede mussulmana e se l'era presa in casa, ospitandola gratuitamente».
Ineccepibile il suo comportamento. «Era corretta, bellissima, di un'intelligenza vivacissima. Non poteva uscire per via del padre. Le uniche volte che se n'è andata distante da casa. sono state le esperienze in Francia. Telefonava continuamente alla direttrice per ringraziarla dell'opportunità. Pochi giorni fa la professoressa Pacchin, che l'aveva aiutata in quell'occasione, aveva ricevuto una telefonata dalla ragazza per un breve saluto. Ishrak Amine ha lasciato il segno in questa scuola. Sono senza parole». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino