«Non è sano di mente», assolto l'eremita che coltivava marijuana

«Non è sano di mente», assolto l'eremita che coltivava marijuana
UDINE - (e.v.) Vive in una piccola casa a Lusevera. Senza luce, elettricità o riscaldamento, quasi come in un affresco del XVIII secolo. Completamente isolato dal mondo e dalla...

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UDINE - (e.v.) Vive in una piccola casa a Lusevera. Senza luce, elettricità o riscaldamento, quasi come in un affresco del XVIII secolo. Completamente isolato dal mondo e dalla società, come un eremita. Trascorre la giornata in totale solitudine. Si ciba con frutta e verdura coltivate personalmente.

Luca Floramo, 47 anni, l'eccentrico cittadino di origini triestine che nel settembre 2012 era stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Cividale, sorpreso mentre tagliava alcune piante di marijuana da lui stesso coltivate, è stato assolto ieri dal giudice del tribunale di Udine Andrea Fraioli dall'accusa di coltivazione e detenzione dello stupefacente per carenza di imputabilità. Lo psichiatra Corrado Barbagallo, incaricato dal tribunale di svolgere una perizia medico-psichiatrica sull'uomo, lo ha dichiarato incapace di intendere.
Tutto era cominciato da un controllo dei militari dell'arma che lo avevano trovato in possesso di 73 piante di cannabis, in parte coltivate presso un terreno nella sua disponibilità e in parte presso la sua abitazione, oltre a 876 grammi di marijuana nascosti in un sacco e altri 573 messi a essiccare sopra una rete metallica e in un contenitore di polistirolo. L'uomo, che da ragazzo si era costruito con le proprie mani una piccola barca a vela con cui ha intrapreso più volte il giro del mondo in solitaria, era stato scarcerato a seguito dell'udienza di convalida, prima di essere rinviato a giudizio a seguito della chiusura delle indagini preliminare.

«Ma era evidente sin dall'inizio del procedimento che la coltivazione di marijuana era destinata unicamente al consumo personale e non allo spaccio o alla cessione a terzi. Il fatto che viva come un eremita - obietta il suo legale, l'avvocato Filippo Mansutti - è cosa risaputa da tutti quelli che hanno avuto contatti sporadici con lui». Nella stessa perizia, lo psichiatra Barbagallo, escludendone la pericolosità, ha riferito che l'imputato usa lo stupefacente coltivato solo a fini personali. «Ci riserviamo di leggere le motivazioni della sentenza. Auspico che possa riportare qualche considerazione inerente l'uso personale delle droghe leggere e l'insussistenza del reato, privo di offensività per la collettività». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino