«Non erano vasche, ma discariche»

«Non erano vasche, ma discariche»
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«La progettazione e la realizzazione delle discariche, falsamente denominate vasche di colmata, era in realtà finalizzata alla creazione in Friuli, con il denaro pubblico del commissario delegato, ottenuto sul falso presupposto di una situazione di emergenza ambientale in atto, di strutture destinate a ricevere fanghi inquinati dagli insediamenti industriali veneti». È la conclusione cui giunge il pm Alberto Galanti analizzando il profilo dei dragaggi e della bonifica dei canali lagunari nel periodo del terzo commissariamento. Secondo gli inquirenti, nel 2009 il commissario Gianni Menchini avrebbe sottoscritto con il presidente del magistrato delle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, una convenzione per l'affidamento della progettazione e la realizzazione delle casse di colmata previste in area Pantanel a Lignano Sabbiadoro, all'Isola delle Cove di Grado e a San Giorgio di Nogaro alle società Thetis e Altieri, a cui sarebbero stati liquidati 1.297.427,78 euro. «In realtà - si legge nell'informazione di garanzia - le attività effettive svolte da Thetis e Altieri consistevano nella progettazione delle predette vasche di colmata, repliche progettuali di vere e proprie discariche, da realizzare a terra e in dispregio del parere contrario dell'Arpa Fvg». In sostanza, secondo gli inquirenti, «dietro la parvenza di vasche di colmata si celavano discariche a cielo aperto».

Nel 2011 poi era stato siglato un accordo per il trasferimento interregionale dei fanghi dalla laguna di Marano e Grado in quella di Venezia. Accordo firmato dai presidenti delle due Regioni il 19 maggio, recepito il 22 luglio dal presidente del Consiglio e poi tradotto nella sottoscrizione di un protocollo tecnico tra i due commissari delegati Roberto Casarin, per l'emergenza relativa ai canali portuali di grande navigazione della laguna di Venezia, e Gianni Menchini per il Sin friulano, che si sarebbe dovuto accollare tutti i costi. L'operazione, secondo gli inquirenti, avrebbe generato «una crescita esponenziale dei costi dell'operazione, arrecando un doppio vantaggio al gestore veneziano, ovvero incamerare ingenti risorse economiche dal commissario della laguna di Grado e Marano e disporre di notevoli quantitativi di sedimenti idonei al conferimento presso la struttura denominata Vallone Moranzani, una mega discarica sita in Porto Marghera, nata per il conferimento dei sedimenti contaminati oltre colonna C che si sarebbero dovuti escavare dai canali navigabili di Porto Marghera nonché da aree industriali prospicenti».
E.V.

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Il Gazzettino