TRIESTE - C'era un dissapore, qualcuno ce l'aveva con lui. È questo il filone sul quale sono concentrate le indagini dei carabinieri in merito alla morte di monsignor...
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Le indagini hanno avuto una svolta dopo gli esiti dell' autopsia secondo la quale l'anziano sacerdote sarebbe stato strangolato e non si sarebbe invece trattato di un decesso per ragioni naturali, come inizialmente si riteneva. Nell'attesa del Ris dei carabinieri, che dovrebbe giungere nel capoluogo giuliano entro mercoledì, gli uomini del capitano Fabio Pasquariello, comandante del Nucleo Investigativo della Compagnia provinciale dei Carabinieri, coordinati dal pm Matteo Tripani, sono propensi ad escludere il movente della rapina. Se si esclude, infatti, una catenina di poco valore, non ci sarebbero oggetti o denaro mancanti tra i beni in possesso di don Giuseppe. La camera dove fu trovato il corpo, inoltre, è stata controllata nell'immediatezza dei fatti e dall'esame non erano emersi particolari rilevanti ai fini dell'indagine.
I militari hanno nei giorni scorsi sentito le persone che frequentavano con regolarità il parroco e sarebbe già cominciato un nuovo giro di interrogatori. Si tende, soprattutto, a comprendere se si tratti di un dissapore covato a lungo, magari negli anni, oppure di un sentimento scaturito da un evento recente.
Don Giuseppe Rocco, parroco per decenni in una chiesa del centro cittadino, risiedeva dal 2003 nella Casa, una struttura ricettiva all'interno del complesso del Seminario vescovile.
Il Gazzettino