Mobbing in aumento fra i dipendenti pubblici

Mobbing in aumento fra i dipendenti pubblici
UDINE - Il mobbing non colpisce più solo i lavoratori della aziende private, ma entra anche tra le mura dei palazzi adibiti a pubblici uffici. Se la proporzione negli ultimi...

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UDINE - Il mobbing non colpisce più solo i lavoratori della aziende private, ma entra anche tra le mura dei palazzi adibiti a pubblici uffici. Se la proporzione negli ultimi anni si attesta al 70% nel settore privato e 30% in quello pubblico, nell'ultimo mese del 2014 e nel primo scorcio del 2015 sono state numerose le segnalazioni da parte dei dipendenti pubblici come conferma Cristina Caparesi, coordinatrice del punto sos antimobbing della Provincia di Udine.

«Nel settore pubblico - precisa poi l'avvocato Teresa Dennetta - una forma di vessazione nei confronti dei dipendenti è rappresentata dalla mobilità straordinaria con lo spostamento dei lavoratori da un settore ad un altro e la relativa perdita della competenza professionale acquisita».
Dal 2007 a oggi sono stati 720 gli utenti presi in carico, dato di molto inferiore ai primi accessi, e oltre 1300 i contatti. Nel corso del 2014 la struttura ha gestito complessivamente 163 casi, di cui 148 per le vessazioni sul posto di lavoro e 15 gestiti dal punto anticrisi che colpiscono cittadini alle prese con le cartelle esattoriali di Equitalia. Volendo fare un identikit del «mobbizzato», le più colpite rimangono le donne (il 70%) a partire dai 30 anni, impiegate e con un diploma.
Un problema, quello del mobbing, che non incide solo sulla sfera personale del lavoratore, ma ne riduce la produttività: «Il lavoratore che subisce vessazioni - conferma infatti l'assessore provinciale alle politiche sociali, Elisa Battaglia - produce il 70% in meno». Insulti, critiche e minacce possono rendere il posto di lavoro un luogo insopportabile, ma nonostante il timore di perdere l'occupazione, i lavoratori si fanno avanti e i numeri lo dimostrano: nel 2014 sono stati 556 i colloqui realizzati, di cui 454 individuali.
Le azioni vessatorie riferite con maggiore insistenza appartengono alla categoria delle umiliazioni e delle critiche e alcuni lavoratori hanno segnalato un eccesso di controllo, sotto forma di contestazioni continue o atteggiamenti ossessivi nei loro confronti. Ma i veri e propri casi di mobbing, o meglio presunti tali, rimangono circoscritti al 7% del totale dei casi.

Analizzando il dato di genere, il vessatore è per lo più un uomo (58% dei casi), generalmente il datore di lavoro (72%), a fronte di un numero decisamente inferiore di vessazione orizzontale (25%). In tempi di crisi, però, i lavoratori cercano di resistere e i casi di dimissioni o licenziamento si attestano all'8%, mentre forme di malessere e perdite economiche sono le conseguenze più diffuse. Non mancano, infine, le segnalazioni di molestia sessuale: «In questo caso si parte dal rifiuto di un'attenzione sessuale» spiega l'avvocato Dennetta.
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Il Gazzettino