UDINE - Il mobbing non colpisce più solo i lavoratori della aziende private, ma entra anche tra le mura dei palazzi adibiti a pubblici uffici. Se la proporzione negli ultimi...
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«Nel settore pubblico - precisa poi l'avvocato Teresa Dennetta - una forma di vessazione nei confronti dei dipendenti è rappresentata dalla mobilità straordinaria con lo spostamento dei lavoratori da un settore ad un altro e la relativa perdita della competenza professionale acquisita».
Dal 2007 a oggi sono stati 720 gli utenti presi in carico, dato di molto inferiore ai primi accessi, e oltre 1300 i contatti. Nel corso del 2014 la struttura ha gestito complessivamente 163 casi, di cui 148 per le vessazioni sul posto di lavoro e 15 gestiti dal punto anticrisi che colpiscono cittadini alle prese con le cartelle esattoriali di Equitalia. Volendo fare un identikit del «mobbizzato», le più colpite rimangono le donne (il 70%) a partire dai 30 anni, impiegate e con un diploma.
Un problema, quello del mobbing, che non incide solo sulla sfera personale del lavoratore, ma ne riduce la produttività: «Il lavoratore che subisce vessazioni - conferma infatti l'assessore provinciale alle politiche sociali, Elisa Battaglia - produce il 70% in meno». Insulti, critiche e minacce possono rendere il posto di lavoro un luogo insopportabile, ma nonostante il timore di perdere l'occupazione, i lavoratori si fanno avanti e i numeri lo dimostrano: nel 2014 sono stati 556 i colloqui realizzati, di cui 454 individuali.
Le azioni vessatorie riferite con maggiore insistenza appartengono alla categoria delle umiliazioni e delle critiche e alcuni lavoratori hanno segnalato un eccesso di controllo, sotto forma di contestazioni continue o atteggiamenti ossessivi nei loro confronti. Ma i veri e propri casi di mobbing, o meglio presunti tali, rimangono circoscritti al 7% del totale dei casi.
Analizzando il dato di genere, il vessatore è per lo più un uomo (58% dei casi), generalmente il datore di lavoro (72%), a fronte di un numero decisamente inferiore di vessazione orizzontale (25%). In tempi di crisi, però, i lavoratori cercano di resistere e i casi di dimissioni o licenziamento si attestano all'8%, mentre forme di malessere e perdite economiche sono le conseguenze più diffuse. Non mancano, infine, le segnalazioni di molestia sessuale: «In questo caso si parte dal rifiuto di un'attenzione sessuale» spiega l'avvocato Dennetta.
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Il Gazzettino