Maratona Unesco, ha vinto la pace

Maratona Unesco, ha vinto la pace
Il sole. Dopo una settimana uggiosa di pioggia, i raggi della primavera sono arrivati puntuali per illuminare la quarantadue chilometri friulana più attesa dell'anno. Alle nove...

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Il sole. Dopo una settimana uggiosa di pioggia, i raggi della primavera sono arrivati puntuali per illuminare la quarantadue chilometri friulana più attesa dell'anno. Alle nove e mezza è partita l'Unesco cities marathon, l'evento sportivo che è riuscito ad unire i tre gioielli storici della regione: Cividale, Palmanova e Aquileia. Tra i corridori c'era anche Francesco Martines, impegnato nella prima sezione della staffetta da Cividale a Palmanova: il primo cittadino palmarino prende atto dei quasi millecinquecento corridori e su questo numero incita autorità e non a dare appoggio a manifestazioni di questo tipo. Ma gli ospiti che hanno trasformato l'Unesco cities marathon in un evento dall'obiettivo pacifico sono sicuramente altri. Alla corsa sono infatti intervenute la donna simbolo dell'associazione Smileagain Fvg, Iram Saeed, una giovane pakistana il cui volto è stato sfregiato dall'acido gettatole da un uomo di cui aveva respinto il corteggiamento, e Rebekah Gregory DiMartino, la ragazza che è stata vittima dell'attentato alla maratona di Boston 2013, a seguito del quale le è stata amputata una gamba; ad entrambe è stato consegnato il sigillo della città di Palmanova. Rebekah sorride, sul suo volto non c'è traccia della sofferenza subita. Sono passati due anni da quel 15 aprile, quel giorno in cui lei, con suo figlio e il marito, stava arrivando al traguardo della maratona di Boston. Poi uno scoppio. A ventiquattro mesi di distanza Rebekah è, per la prima volta nella sua vita, in Italia; innamorata del Friuli, dopo solo due giorni confida: «Mi trasferirei qui immediatamente». Dopo quindici interventi finalmente a gennaio le hanno impiantato una protesi, quell'arto che le fa dire «Ho intenzione di sfruttare al massimo le mie gambe: correre una maratona è una delle tante cose che posso fare: i terroristi volevamo uccidermi, ma così facendo mi hanno solo resa più forte». Ha dovuto correre però con la protesi normale perchè quella apposita è stata trattenuta erroneamente dal personale della sicurezza in aeroporto a Huston.

Tra i top runner c'era anche il neuroscienziato friulano Mauro Ferrari, trapiantato da trent'anni negli Stati Uniti: già testimonial da due anni della maratona Unesco, quest'anno l'eccellenza made in Friuli ha nominato come cotestimonial Laura Bassi, la ventenne che meno di un'anno fa è stata vittima di un incidente stradale che l'ha costretta su una sedia a rotelle. A correre con lei, c'era il Laura Team, riconoscibile per la maglietta verde. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino