Estorsione, denunce tra ex assessori per un posto in consiglio regionale

Renzo Marangon e Isi Coppola
ROVIGO - Per la procura della Repubblica, il reato di tentata estorsione non c'è. La vicenda sarebbe da collocare nello scontro politico divampato dopo le ultime elezioni...

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ROVIGO - Per la procura della Repubblica, il reato di tentata estorsione non c'è. La vicenda sarebbe da collocare nello scontro politico divampato dopo le ultime elezioni regionali tra Renzo Marangon e Isi Coppola. Entrambi polesani, due grossi nomi del Pdl, entrambi con un passato nella giunta regionale. All'esito di quella tornata, la Coppola venne rieletta in consiglio, non altrettanto Marangon. L'esito delle votazioni ebbe anche una appendice giudiziaria, in sede civile, con un ricorso presentato contro Coppola, chiamata a rispondere di un presunto sforamento delle spese elettorali.


È in questo clima che maturano i fatti ieri portati all'attenzione del giudice per le indagini preliminari, dopo che l'avvocato Paola Malasoma, che tutela Coppola, ha presentato opposizione verso la mossa della procura.

Ieri la discussione. Da una parte l'avvocato di Marangon, Daniele Grasso del foro di Venezia, in linea con la posizione della magistratura rodigina, secondo la quale non ci sono reati né elementi per i quali procedere contro Marangon. Dall'altra la collega Malasoma, che ha illustrato i motivi per i quali ad avviso suo e dell'attuale assessore regionale, ci sarebbe materia sufficiente a dare lavoro alla magistratura.

Secondo questa versione, nel novembre 2012 Marangon avrebbe fatto arrivare messaggi a Coppola parlando con tre persone: l'assessore regionale Renato Chisso e due importanti nomi del mondo economico e imprenditoriale rodigino. Avrebbe spiegato loro che il ricorso sulle spese elettorali, comunque non presentato da Marangon in prima persona, si poteva ritirare, purché Coppola si dimettesse dal consiglio, rimanendo assessore. In caso contrario non solo il ricorso avrebbe fatto la propria strada, ma sarebbero arrivate ulteriori denunce, questa volta penali.

Marangon, da parte sua, si dimostra tranquillo. «Attendo solo la decisione della magistratura - spiega - poi renderò pubbliche le carte della vicenda. In particolare, ciò che le tre persone tirate in ballo dalla controparte hanno effettivamente riferito ai carabinieri, che hanno indagato scrupolosamente».


Si lascia insomma intendere che Chisso e i due imprenditori avrebbero smentito la ricostruzione di Coppola. Ora si attende la decisione del giudice. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino