MADRID - Un anno fa la scena dello sgambetto allungato dalla reporter Petra Lazlo per fermare il rifugiato che col figlioletto in braccio tentava di entrare in Ungheria fece il...
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Tuttavia, Galan ha lasciato uno spiraglio aperto: «Vedremo a febbraio, se ha imparato lo spagnolo, tornerò a contrattarlo», promette.
Per Osama Abdul Mohsen un brusco risveglio alla realtà dalla favola a lieto fine vissuta al suo arrivo a Madrid, con il piccolo Zaid e l'altro figlio Muhammad, di 18 anni. Con il viaggio pagato dal Cenafe, aveva toccato il cielo con un dito. L'asilo come rifugiati, la bella casa a Getafe, un lavoro da 1.700 euro al mese, la scuola per i figli, con la promessa di poter presto ricongiungere la famiglia: la moglie e altri due figli ancora bloccati in un campo di rifugiati in Turchia. Perfino le foto allo stadio Bernabeu con l'idolo Cristiano Ronaldo, rimbalzate sulle due sponde dell'Atlantico. Tuttavia, Osama non ci sta a passare per fannullone: «Non mi hanno rinnovato il contratto senza spiegarmi il motivo. Mi hanno usato e gettato», ha assicurato in un'intervista radiofonica. «Sono ora in una situazione difficile, aspetto la mia famiglia che arriverà fra un mese, al termine di un lungo e complicato processo, e sono senza lavoro».
Dice anche di sentirsi vittima di un'operazione di marketing montata sulla sua vicenda: «Credo che la scuola si sia approfittata delle mie circostanze. Ha avuto un'enorme pubblicità dal mio caso, e sempre col direttore Galan al mio fianco. Vuole diventare presidente della Federcalcio e mi ha usato», ha insistito Osama, che aggiunge: «La Spagna è un paese incredibile, la gente è molto amabile e io penso di restarci. Ma ora la mia priorità è trovare un lavoro, e tutti sanno quanto sia difficile in questo paese».
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Il Gazzettino