L'utopia della stabilità, quel vivere con il mito del benessere acquisito e del soldo facile. Un mito, appunto, che una volta crollato ha lasciato un velo di diffidenza verso...
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Chi sono le dieci chimere?
«Sono spunti di riflessione su altrettante false illusioni che il vecchio secolo ha lasciato in eredità. Sono zavorre culturali, sociali, di costume, contro cui sento l'urgenza di puntare il dito, mostrandole nella loro vera natura (mostruosa) di false utopie o utopie superate. Mi auguro di indicare nel mio piccolo una strada possibile per il superamento di vecchie ideologie e schemi novecenteschi e l'urgenza di creare nuove utopie, nuove chimere positive»".
Perché ha scelto la chimera della stabilità per Treviso?
«Treviso ha vissuto per anni col falso mito del benessere acquisito, del soldo facile e di una certa sottovalutazione o scarsa attenzione per i cambiamenti in atto "fuori" dalle sue mura dorate. Una volta accortasi che erano in arrivo tempeste all'orizzonte, invece che mettere la testa fuori e rinnovarsi, a mio parere si è trincerata difendendo il suo sistema collaudato che nel frattempo stava invecchiando».
Una mostra nella sua città: come si sente?
«È la sensazione del cerchio che si chiude. Sto facendo un po' pace con questo luogo. Porto un contributo spero sereno a un dibattito che sento nell'aria in città, in alcuni locali o spazi o associazioni nuove che fioriscono e si pongono domande».
Il suo prossimo album sarà «Chimera». Quanto musica e arte sono correlate nella sua vita?
«L'operazione Chimera è articolata, perché oltre alle mostre sarà approfondita da un album in arrivo entro novembre e l'omonimo cortometraggio di cui è colonna sonora. Durante le mostre presento anche la serie di "Ucronie", lavori di tecnica mista digitali su fotografia e disegno. Sarà un album sulle utopie e sugli utopisti. Musica, arte e scrittura sono un percorso inscindibile nell'ottica di un'espressività contemporanea.
Che farà al Teatro del Pane?
«Per la prima volta, in alcuni brani, ci sarà un terzetto d'archi coordinato da Nicola Casellato e una bravissima pianista, Eleonora Beddini. Il repertorio di Ottodix è potenzialmente molto versatile, al di là del già noto vestito elettronico e della ricerca negli arrangiamenti. Il resto del concerto vedrà la presenza delle colonne portanti di Ottodix on stage, Mauro Franceschini alle percussioni e Antonio Massari alle chitarre, con lo special guest di Carlo Rubazer, un ex d'eccezione».
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Il Gazzettino