Il nuovo sport incivile: lanciare escrementi di cane sugli alberi

Il nuovo sport incivile: lanciare escrementi di cane sugli alberi
Qualcuno lo chiama l’albero delle "merle", ma non ha nulla a che fare con i volatili dal bel canto. Fiorisce tutto l'anno, molto meno nei lunghi periodi di pioggia perché...

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Qualcuno lo chiama l’albero delle "merle", ma non ha nulla a che fare con i volatili dal bel canto. Fiorisce tutto l'anno, molto meno nei lunghi periodi di pioggia perché lontano dal centro del paese quindi più scomodo da raggiungere per portare fuori il cucciolo di casa. Sui rami dell'albero delle "merle", che non è né bello, né artistico, sono evidenti i sacchettini colorati con tonalità che vanno dal bianco all'azzurro forte, a seconda del tempo trascorso dall’abbandono.




Perché quei sacchetti sono stati lanciati contro i rami degli alberi dalla sovrastante strada regionale del Duran e Cereda, che dal centro del paese porta al cimitero e verso la zona industriale. I sacchetti sono pieni di escrementi di cane che i proprietari raccolgono con paletta e sacchettino. Ma che poi, non sapendo probabilmente come disfarsene, dopo aver atteso che in zona non ci sia alcun testimone, lancia quanto raccolto sotto al ponte nei pressi del cimitero, facendo così attorcigliare i sacchetti ai rami della pianta che cresce proprio lì.



Quegli alberi che si sono fatti spazio nel greto del torrente Campregana, dove dovrebbe scorrere l'acqua in caso di alluvioni, crescono avvolti in sacchetti con all'interno quello che invece dovrebbe trovare collocazione negli appositi cestini, che ad Agordo non mancano. Nemmeno lungo il Broi, quel prato verde unica zona priva di cacche di cane, perché lì i quattro zampe non possono entrare. Le testimonianze del passaggio del miglior amico dell’uomo si trovano però poco fuori, dove la gente passeggia anche con gli infradito d'estate.



«Ho scattato le foto degli alberi della Campregana - dice Giorgio Favero di Agordo - pochi giorni fa, ma la situazione è sempre così. Raccolgono e gettano lì sotto, incuranti di quel che resta. Mi è capitato di parlare con gli operai comunali in passato, mi avevano detto che spesso devono alzare le griglie dei tombini perché c'è anche chi per non fare qualche decina di metri e raggiungere il cestino, infila sacchetto ed escrementi tra le fessure». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino