«La riforma punisce l'hinterland di Udine»

«La riforma punisce l'hinterland di Udine»
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UDINE - Udine e l'hinterland saranno - sotto forma di Unione dei Comuni - quell'area metropolitana capace di essere voce di un Friuli che la neo riforma «spezzetta, indebolendolo»? O ognuno andrà per conto, suo con il rischio che l'hinterland si frantumi in un processo centrifugo? È, in sostanza, il quesito di fondo che ha spinto il centrodestra regionale, provinciale e cittadino a mettersi insieme per un ragionamento e un «gruppo di lavoro» su quel che dovrà diventare realtà con il primo ottobre 2015 quando, stando alla riforma degli enti locali approvata nel mese scorso i Consiglio, dovranno essere costituite le nuove Unioni dei Comuni, operative dal primo gennaio 2016.

In pianura dovranno arrivare almeno a 40mila anime. Poiché, su spinta di Trieste, anche i capoluogo possono diventare parte di Uti, il dibattito sulla «grande Udine» si è rinfocolato. Quale sarà la conclusione di questo confronto, allo stato è difficile da prevedere e la riprova si è avuta anche ieri nell'incontro promosso da tutte le sigle del centrodestra, Ncd, Fdi, Fi, Ar, Lista civica guidata da Adriano Ioan, con invito esteso alla Lega. Se a livello di principio, infatti, l'auspicio diffuso è per la coesione di un'area importante del Friuli, capace di interpretarne le istanze in un territorio che altrimenti in regione rischia di avere un unico solista (la grande Trieste), il nodo problematico emerso è quello di «un rapporto difficile fra una città che in questi anni ha fatto di tutto - complice la conduzione del sindaco Furio Honsell - perché l'hinterland non si riconoscesse nella città», ha argomentato Alessandro Colautti (Ncd), e un hinterland che «teme di essere schiacciato dal capoluogo e di perdere la qualità dei servizi che sta offrendo ai suoi cittadini».
Se questo è l'oggi, che fare rispetto a una decisione obbligatoria per i Comuni - pena la perdita del 30% delle risorse regionali - e rispetto alla quale non si potrà tornare indietro per 10 anni? «C'è una storia di collaborazioni che non può essere disconosciuta - ha affermato Ioan -, ma occorre con quale forma istituzionale è meglio valorizzarla. È chiaro, comunque, che l'Uti o recupera la maggior parte delle competenze della Provincia o non avrà senso».

Per il capogruppo di Fi in Consiglio Riccardo Riccardi, «Non c'è un tema di città metropolitana. C'è l'errore di fondo di non aver fatto la città metropolitana di Trieste e un'organizzazione che si occupasse del Friuli. Governare una città è cosa diversa dal governare un territorio ben più ampio». Più possibilista Colautti: «È una sfida che dobbiamo saper cogliere, pur con una legge che non ci piace, per non depotenziare l'area friulana».
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Il Gazzettino