VICENZA - Accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere è stato arrestato oggi Franco Mossoni il 55enne che avrebbe ucciso la pornostar Federica Giacomini gettando...
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L'ordinanza del gip di Vicenza Stefano Furlani è stata notificata a Mossoni nell'ospedale giudiziario di Reggio Emilia dove si trova rinchiuso per aver fatto irruzione vestito da Rambo la scorsa primavera all'ospedale San Bortolo di Vicenza.
L'arresto di Mossoni era stato chiesto la scorsa settimana dal pm Silvia Golin. Il provvedimento è scattato nel momento preciso nel quale il medico legale Paolo Montisci ha confermato che il cadavere recuperato dalle profondità del lago di Garda il 17 giugno scorso era proprio quello di Federica Giacomini, la donna che con Mossoni aveva intrapreso una burrascosa relazione e che era scomparsa dal gennaio scorso. Gli inquirenti starebbero ora valutando se trasferire il presunto omicida nel carcere di Reggio Emilia o di Verona. Sarebbe per ora esclusa l'ipotesi di portare Mossoni in cella a Vicenza.
LA VICENDA - Era scomparsa dalla sua casa di Vicenza nel gennaio scorso, Federica Giacomini, 43 ani, l'attrice hard nota come 'Ginevra Hollander', della cui morte è ora accusato il 55enne bresciano Federico Mossoni, arrestato oggi. I genitori l'avevano sentita l'ultima volta il 31 dicembre, per gli auguri di Capodanno. Poi nulla. A metà gennaio l'avevano cercata, senza esito, tanto da fare, il 19, una denuncia di scomparsa ai carabinieri di Desenzano (Brescia).
Secondo quanto era emerso dagli accertamenti, la donna, che con il suo pseudonimo aveva avuto una certa notorietà come protagonista di film a sfondo sessuale, aveva affittato una casa a Vicenza in cui aveva abitato Franco Mossoni, l'uomo era intanto finito in un ospedale psichiatrico giudiziario dopo aver compiuto un'incursione all'interno dell'ospedale 'San Bortolo', nel capoluogo berico, vestito da Rambo. Mossoni ha alle spalle una condanna per omicidio compiuto negli anni '80 quando nel bresciano aveva ucciso un rivale in amore e una lunga carcerazione. Nel suo appartamento vicentino, la polizia aveva scoperto balestre, coltelli, indumenti femminili e carte che facevano riferimento a Federica Giacomini, donna che aveva pagato anche il cellulare di Mossoni.
«Stava con me - aveva detto l'uomo in febbraio - ma ormai è finita». È stato proprio quell'apparecchio telefonico a chiudere il cerchio investigativo attorno alla figura di Mossoni. Gli agenti sono partiti dai tabulati telefonici per ricostruire le sue mosse tra fine gennaio e inizio febbraio, all'epoca cioè della scomparsa della donna. L'uomo in quel periodo, aveva freneticamente cercato di mettersi in contatto con un barcaiolo di Brenzone (Verona), sino a trovarne uno aperto d'inverno. Al barcaiolo, non indagato, Mossoni aveva fatto credere di essere un biologo incaricato di depositare sul fondo del Garda un congegno di rilevazione. In realtà, per l'accusa, era una bara di plastica camuffata con pulsanti e antenne per darle una parvenza tecnologica, in cui vi era il cadavere di Federica, appena massacrata. Un sarcofago ripescato il 17 giugno a Castelletto di Brenzone dai sommozzatori della Polizia, seguendo le indicazioni di un testimone.
Le spoglie erano state portate all'istituto di medicina legale di Padova.
Il Gazzettino