Enel rinuncia alla riconversione a carbone: muore la centrale

La centrale di Porto Tolle
PORTO TOLLE - Addio sogni di gloria per la Centrale Enel di Polesine Camerini, il colosso energetico ha rinunciato al progetto di riconversione a carbone prima della scadenza del...

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PORTO TOLLE - Addio sogni di gloria per la Centrale Enel di Polesine Camerini, il colosso energetico ha rinunciato al progetto di riconversione a carbone prima della scadenza del 19 ottobre per presentare il nuovo Documento di valutazione impatto ambientale (Via). Cala definitivamente il sipario su questo investimento da 2 miliardi e mezzo di euro, che nelle intenzioni avrebbe dato ossigeno al territorio dando lavoro a migliaia di persone durante i lavori di conversione.


I quattro gruppi (a cui si deve aggiungere la ciminiera di 250 metri che ha espulso i propri gas nell'ambiente) erano stati messi in funzione tra l'ottobre del 1980 e il 1984: alimentati ad olio combustibile hanno prodotto 2640 Mega watt di energia fino al 2005. Erano circa 800 le persone che ruotavano attorno al sito produttivo tra i dipendenti della Centrale e quelli delle imprese dell'indotto, ridotti progressivamente fino ad arrivare all'attuale centinaio di operai che si occupano della manutenzione ordinaria. «Mi aspettavo questa decisione; non è un fulmine a ciel sereno»: è il commento del sindaco di PortoTolle, Claudio Bellan, sull'addio al progetto di riconversione della centrale termoelettrica polesana.



La rinuncia da parte di Enel alla riconversione della centrale di Porto Tolle «è un'ottima notizia non solo per le associazioni ambientaliste, ma per i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori veneti e romagnoli che hanno sempre visto il progetto come una minaccia per la salute, per l'ambiente e per le attività turistiche e agricole». Lo sostiene Legambiente, ricordando di aver condotto insieme al Wwf «fin dall'annuncio del progetto, nel 2005, una battaglia di idee, ma anche legale, atto dopo atto, contro la riconversione, coadiuvati da un gruppo di avvocati competenti e coraggiosi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino