Spaziante, il numero 2 della Finanza: generale-spia "assunto" per depistare

Emilio Spaziante
VENEZIA - È stato arrestato all’Hotel Principe di Savoia a Milano, pare stupendosi del fatto che i finanzieri di Venezia sapessero che era lì. Proprio lui che aveva dato...

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VENEZIA - È stato arrestato all’Hotel Principe di Savoia a Milano, pare stupendosi del fatto che i finanzieri di Venezia sapessero che era lì. Proprio lui che aveva dato un duro colpo all’indagine svelando a Mazzacurati le utenze telefoniche intercettate dalla procura lagunare. Emilio Spaziante, il generale a tre stelle in pensione, che ha scalato la gerarchia del Corpo, fermandosi a un passo dal vertice, è rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, accusato di corruzione nell’ambito della maxi inchiesta sulle tangenti del Mose.




A mettergli le manette ai polsi gli stessi sottoposti che solo a posteriori si sono resi conto che le richieste di informazioni sulla verifica fiscale in atto al Consorzio Venezia Nuova da parte dell’alto ufficiale erano tutt’altro che di carattere diciamo investigativo. Spaziante infatti, secondo quanto scrive il gip veneziano Alberto Scaramuzza nell’ordinanza di custodia cautelare, figurava nella lista degli stipendiati Cvn.



A dichiararlo ai magistrati Piergiorgio Baita, l’ex patron di Mantovani spa, arrestato il 28 febbraio del 2013, giorno che ha scattare il conto alla rovescia, come emerso l’altro ieri, dell’annientamento della cupola del malaffare, gestita da plenipotenziario da Giovanni Mazzacurati, presidente del Cvn, arrestato quattro mesi e mezzo dopo. I pagamenti a Spaziante, Baita li inserisce tra le cosiddette "emergenze": ovvero l’uomo giusto al momento giusto alla bisogna. Soggetti cioè cui rivolgersi per risolvere particolari problemi. E non a caso Spaziante entra nel fascicolo aperto dal pm Paola Tonini, l’11 giugno 2010.



È il giorno in cui i militari del Nucleo di Polizia tributaria di Venezia, allora guidati dal colonnello Renzo Nisi, fanno scattare la verifica fiscale nella sede del Cvn. Un imprevisto che impedisce il prelievo dei soldi raccolti da Luciano Neri, cassiere in nero del Cvn, da portare a Roberto Meneguzzo, ad di Palladio Finanziaria con sede a Vicenza, e destinatati a Marco Milanese, al tempo consigliere politico del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per aver sbloccato al Cipe 400 milioni di finanziamenti per il Mose. Nel pomeriggio Mazzacurati aveva fissato l’appuntamento nella città berica con Meneguzzo per la consegna della mazzetta. Incontro che non viene annullato.



Ed ecco che gli inquirenti stabiliscono un nesso tra la visita di Mazzacurati a Meneguzzo e nello stesso giorno la partenza immediata per Venezia da Roma del gen. Spaziante. All’indomani Mazzacurati inoltra via fax a Meneguzzo che si trova all’Hotel Excelsior del Lido dove ha a disposizione un alloggio, il verbale di ispezione della Finanza. Documento che mostrerà a Spaziante anche lui a Venezia. Il quale il 13 giugno telefonerà per due volte al diretto superiore dei verificatori, il generale Walter Manzon - ora comandante regionale in Puglia - sottoposto di Spaziante quando questo era comandante regionale in Lombardia. Il secondo aggiornamento, quello più dannoso, sulle indagini in corso Mazzacurati le avrà a novembre. Con Spaziante non parla mai direttamente al telefono ma sempre con la mediazione di Meneguzzo.



Il 25 novembre Spaziante chiama Manzon e quest’ultimo il 26 richiede al col. Nisi, come scrive il gip, "un prospetto riepilogativo delle persone oggetto di intercettazione e nel quale fosse specificato il numero di telefono e indicando altresì l’esistenza di eventuali intercettazioni ambientali e ovviamente il col Nisi non potendo avere in quel momento alcun tipo di sospetto trattandosi di dati richiesti dal suo diretto superiore gerarchico, gli fornisce tali dati". Dati di cui Mazzacurati verrà a consocenza da Spaziante visto di persona sempre il 26 al residence Ripetta a Roma. È così che Mazzacurati apprenderà di essere intercettato.



Non saprà però delle cimici che sono nel suo ufficio. Il 3 dicembre la microspia registra la conversazione con Antonio Armellini, ex diplomatico: «Sei mesi di registrazioni... il mio telefonino... me l’hanno detto... è ancora sotto controllo fino alla fine dell’anno. Mi hanno detto di una telefonata che hanno registrato col dottor Letta... una con Matteoli... e col dottor Letta pensi... mi hanno raccontato ma io la ricordavo benissimo».



Il 10 dicembre parla con l’avvocato Stefano Sacchetto e gli dice di sapere che c’è anche un procedimento penale a suo carico: «Ci sono questi giudici... non è la Guardia di Finanza che sono venuti tante altre volte... sono dei pm, una è una signora che si chiama Tonini... La Guardia di Finanza è lo strumento ... è la magistratura che sta facendo». Informazioni che rischiano di mandare all’aria l’inchiesta e che secondo l’accusa Mazzacurati pagherà a Spaziante 500mila euro, avendone promessi 2 milioni e mezzo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino