TRIESTE - Sacchi zeppi di indumenti usati, borsoni e zaini ma anche scarpe da uomo, donna e bambino, tute, felpe, pile, pantaloni, maglie e "cadaveri di brandine" estive. E'...
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A scene così i residenti del quartiere residenziale non erano mai stati abituati e dalle istituzioni, finora, nessun intervento. Certo, ci sono le siepi sempreverdi a nascondere la scena di degrado agli occhi di chi passeggia sul lungomare ma per chi invece porta i bimbi a giocare di certo il colpo d'occhio è notevole.
Lo sdegno dei triestini corre, come sempre più spesso succede in queste occasioni, su Facebook dove il primo a segnalare l'episodio è Michele Babuder, consigliere circoscrizionale.
Facile sarebbe attribuire la responsabilità ai profughi ospitati da qualche settimana all'Hotel Tritone che dista pochi metri dalla pineta e invece come precisa lo stesso Babuder : "probabilmente la situazione è ascrivibile unicamente alla mancanza di sensibilità da parte di autorità ed enti preposti ad assicurare l'assistenza a persone che si trovano in stato di indigenza e di "bisogno psicofisico".
La foto racconta il tremendo disagio di una singola persona - peraltro italiana - che da mesi staziona nell'area senza che alcuno se ne prenda realmente cura, residenti e commercianti barcolani a parte. Purtroppo, stride il fatto che di lui le istituzioni si dimentichino, o facciano finta di non vedere mentre, a meno di cento metri in linea d'aria, c'è un albergo che "ospita richiedenti asilo politico". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino