Scudetto scandalo, Rovigo accusa: «Un enorme conflitto di interessi»

Scudetto scandalo, Rovigo accusa: «Un enorme conflitto di interessi»
ROVIGO - Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma se si ravvede, e alza la testa, è sempre in tempo a cambiare. O perlomeno a provarci. ...

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ROVIGO - Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma se si ravvede, e alza la testa, è sempre in tempo a cambiare. O perlomeno a provarci.




Il soggetto è la Vea FemiCz Rovigo. Accortasi del lampante conflitto d’interessi nel rugby italiano del presidente della Fir Alfredo Gavazzi solo dopo il "delitto perfetto" consumatosi sabato a Calvisano. La vittoria nella finale scudetto del Cammi sui Bersaglieri per 26-17 grazie a una grande rimonta (da 0-17) viziata da una serie di sfavorevoli decisioni dell’arbitro Carlo Damasco, dipendente Fir, risultate decisive. Al punto da ridurre Rovigo in 12 giocatori, favorendo l’azione di demolizione da parte della mischia del Calvisano e le due mete tecniche.



«Onore al Calvisano, ma senza un arbitraggio del genere non sarebbe riuscito a portare a casa questo scudetto - dice il ds rossoblù Pietro Reale - E non mi vengano a dire che non ci sono conflitti d’interesse. Calvisano è il quartier generale della federazione ed è quest’ultima che paga gli arbitri. È stata una schifezza ed è stata sotto gli occhi di tutti». Peccato che il presidente Francesco Zambelli all’inizio dei playoff, quando è scoppiato il caso del conflitto d’interessi (Gavazzi proprietario al 40% del Calvisano) ha invece detto: «Non mi sento di condannarlo, o appellarmi alla questione etica. Vincerà lo scudetto chi lo merita attraverso il gioco. Se ci sarà qualche errore arbitrale decisivo sarà casuale». Sabato notte, dopo il "delitto perfetto", la pensava diversamente.



Qui arriviamo al "chi è causa del suo mal". Da inizio stagione Rovigo è stato messo in guardia. Se fosse arrivato in finale con Calvisano e quest’ultimo non fosse riuscito a vincerla con le sue forze (possibile, vista la superiorità) lo avrebbe fatto con l’aiutino (o aiutone). Si è puntualmente verificato. Con antipasto le polemiche sull’inadeguatezza dello stadio, dove i tifosi si sono dimostrati più lungimiranti della società. Ma la Rugby Rovigo, come tutti gli altri club, invece di combattere tale situazione, porre la questione morale, chiedere riforme, cos’ha fatto? Ha cercato di blandire Gavazzi, ingraziarselo. Ne è stata ripagata con l’unica moneta possibile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino