VALBRENTA - Una spedizione subacquea alle sorgenti dell’Oliero, il fiume che sgorga dalle famose omonime grotte e che rifornisce l'acquedotto dell'Altopiano di Asiago....
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Un labirinto di cunicoli, gallerie, sifoni, grotte allagate ed asciutte, un mondo affascinante e misterioso che si dirama dal “Covol dei Siori”, la grotta “Cecilia di Baone”, all'ingresso delle famose grotte, scoperte nel 1832 dal botanico bassanese Alberto Parolini. Il collegamento dei sifoni tra il “Covol dei Siori”, con il “Covol dei Veci”, era già stato accertato grazie all'esplorazione intrapresa con successo dieci anni prima, ma la spedizione non ha trovato “il terzo sifone del quale s’ipotizzava l’esistenza, che per ora quindi rimane ancora solo una leggenda”.
Nuovi materiali, attrezzature all’avanguardia, grande professionalità, hanno consentito questa nuova emozionante esplorazione. Riemergendo, tra il primo ed il secondo sifone principale, dopo circa 2400 metri, a – 58 metri di profondità, il trio ha allestito un campo, in una grande grotta asciutta, dove ha passato la notte, con tutto il massiccio dell'Altopiano dei Sette Comuni sopra la testa. “Abbiamo trovato e fatto rilievi topografici di nuove gallerie, che all’epoca non avevamo notato, ambienti maestosi, fiumiciattoli che scorrono nelle gallerie più piccole e interessanti ambienti immersi o affioranti dall’acqua che lasciano presagire l’esistenza di prolungamenti di nuove gallerie che potranno essere esplorate in seguito”.
Dopo l’Oliero, Casati aveva in animo di tornare alla Grotta dell’Elefante Bianco, nel laghetto di Ponte Subiolo, dove hanno perso la vita otto sub, per verificarne le condizioni, ma la visibilità oltre i -50/60 metri non era buona e di conseguenza Casati ha optato per un’immersione ai Fontanazzi, sotto il Massiccio del Grappa. Alle sorgenti incontra diversi subacquei, anche tedeschi e polacchi. Casati si è immerso per tre volte per cercare la prosecuzione dei cunicoli esplorati in precedenza e verificare l’origine delle sorgenti. “L’immersione è molto complicata e prosegue comunque per circa un chilometro, raggiungendo la profondità di -135 metri - conclude Casati. - Con la microcamera montata sul casco e un potente faro video è stato esplorato un nuovo tratto e sono stati localizzati vari ingressi per proseguire l’esplorazione alle prossime immersioni”.
Una nuova avventura attende Casati, in aprile, alle Filippine. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino