Joel, il goleador che fa ballare la Costa Rica

Joel, il goleador che fa ballare la Costa Rica
RIO DE JANEIRO Il 9 aprile scorso ha comprato 100 bustine di figurine. Panini, naturalmente. E’ tornato a casa e, come...

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RIO DE JANEIRO Il 9 aprile scorso ha comprato 100 bustine di figurine. Panini, naturalmente.




E’ tornato a casa e, come tutti i bambini, si è seduto per terra, in salotto, e ha cominciato ad aprirle una per una. Prima con pazienza, poi con foga crescente. Cinquecento giocatori in tutto sono passati nelle sue mani. «Ma io non mi sono trovato».



E così, un po’ deluso, ma anche divertito – «Sono stato sfortunato» – ha postato sul suo profilo twitter (@joel_campbell12) la foto del pavimento di casa ricoperto dalle cento bustine strappate.



In effetti, fino a sabato ancora lo conoscevano in pochi Joel Campbell, 22 anni il 26 giugno, attaccante della Costa Rica, autore del gol del momentaneo pareggio e migliore in campo con l’Uruguay, prossimo spauracchio degli azzurri. Cresciuto nei potreros, i campi abbandonati del Centro America, dove un tempo pascolavano i cavalli e oggi i ragazzini giocano a pallone, si racconta che sia stato scoperto dall’allora ct costaricense La Volpe mentre palleggiava con una lattina. E così entrò a fare parte delle nazionali giovanili prima ancora di essere ingaggiato da una squadra professionistica.



LA MANO DELL’ARSENAL

Messosi in luce nei Mondiali Under 17 e Under 20, venne subito “accalappiato” dall’Arsenal di Wenger, con un’operazione spericolata, mentre il ragazzo sembrava destinato al Siviglia o alla Fiorentina di Corvino. A 18 anni. Il problema è che in Inghilterra non riuscì a ottenere il permesso di soggiorno. Ci sono regole particolari da quelle parti: senza curriculum, senza un certo numero di presenze in nazionale o comunque in squadre importanti, non te lo danno. E così è stato costretto a cominciare a vagare per l’Europa. In prestito. Prima in Francia, al Lorient. Poi in Spagna, al Betis Siviglia. Nell’ultima stagione in Grecia, all’Olympiakos. Un anno finalmente convincente. Tanto da indurre Wenger a riportarselo a casa. Anche perché, nel frattempo, nel luglio scorso, era arrivato il tanto sospirato permesso di soggiorno.



Carattere esuberante, giocatore veloce e potente, Campbell non ha mai avuto percentuali di realizzazione molto elevate. Forse perché la vicina di casa, quando era bambino, non gli permetteva di utilizzare come porta il suo cancello d’ingresso: dicono che ogni due per tre si presentava dalla mamma di Joel per lamentarsi. Molto sicuro di sé, al limite della presunzione – «Non ho nessun modello, ho il mio modo di giocare» – nel settembre scorso è stato investigato dalla Fifa per una clamorosa simulazione in una partita di nazionale contro gli Usa.



I compagni gli vogliono bene: è il disc jockey della squadra e, sempre di buonumore, sembra che li faccia ridere molto. Non è esattamente un prima punta, ama svariare sulle fasce, ma in questo Mondiale sarà l’attaccane di riferimento, perché la Costa Rica in extremis ha perso il suo centravanti boa, Saborio, che si è rotto un piede in allenamento. Fin dall’inizio della manifestazione, i centro-americani hanno parlato di quarti di finale come obiettivo.



A chi li ascoltava in genere scappava da ridere. Dopo la vittoria sull’Uruguay bisogna cominciare a prenderli sul serio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino