È un cittadino marocchino, 37 anni, residente in città, da maggio in carcere per una vicenda di stupefacenti, il primo detenuto della provincia di Udine a beneficiare degli...
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Il tribunale del Riesame di Trieste ha accolto la sua richiesta e gli ha concesso la misura meno grave proprio a condizione di portare il braccialetto. L'apparecchio, uno dei circa 2mila in dotazione per tutta Italia, concessi direttamente da Roma ai detenuti che fanno richiesta secondo le disponibilità del momento, gli è stato allacciato alla caviglia ieri pomeriggio dai poliziotti della Divisione amministrativa della Questura di Udine che si sono recati nella sua abitazione insieme a un tecnico della Telecom, società che gestisce il sistema. L'uomo era stato appena trasferito dalla polizia penitenziaria dal carcere di Udine alla sua abitazione, da cui non potrà allontanarsi. Il dispositivo, collocato alla caviglia o al polso del carcerato, capace di inviare impulsi radio a un'unità di sorveglianza locale installata nell'abitazione del detenuto, funziona come una sorta di gps e tramite una linea telefonica invia segnalazioni alla centrale operativa. Impossibile da togliere, il bracciale invia un avviso sonoro ogni volta che chi lo indossa si allontana dal luogo in cui è stato posto ai domiciliari.
È possibile tarare il dispositivo anche per eventuali allontanamenti che siano stati concessi di volta in volta dal giudice di sorveglianza. In altre parole per controllare che il soggetto sottoposto a misura rispetti gli obblighi impostigli dal giudice non servirà passare fisicamente a controllare la sua presenza in casa. Ogni piccolo allontanamento dalla zona consentita verrà immediatamente registrato e tracciato. Impossibile aggirare divieti e regole.
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Il Gazzettino