La bottiglia di Amaro Unicum ritrovata sui campi di battaglia ritorna in patria, a Budapest. E’ una notizia quanto mai curiosa quella che arriva dall’Altopiano di Asiago....
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«Il luogo esatto del ritrovo – raccontano i due - è posto lungo la carreggiabile che da Campomulo conduce a Campocavallo. Dal 1916 al 1918 ci furono in queste zone scontri epici tra le truppe contrapposte. Sulle pareti del vetro trasparente è ancora ben visibile in rilievo il marchio della nota fabbrica, produttrice dell’amaro Unicum dal 1790. In Ungheria questo distillato è consumato ovunque, ed equivale a ciò che la grappa rappresenta per il nord Italia».
«Questo e altri cocci di vetro – proseguono i due protagonisti - erano stati abbandonati mesi fa da recuperanti moderni, poco interessati al valore che questo pezzo di vita al fronte racchiude in sé. Non siamo lontani dalla verità se pensiamo che il distillato, portato in trincea da uno jager o da uno schützen, abbia allietato le fredde serate di alcuni soldati nelle pause tra le corvée o al ritorno da sanguinosi assalti».
Dopo il ritrovamento, Dalle Fusine e Gualtieri hanno pensato dunque di prendere contattati con gli uffici commerciali della Unicum presso Soroksári Utca.
«Il direttore del museo ha dimostrato subito grande interesse per il reperto», racconta ancora Dalle Fusine, che si è recato personalmente a Budapest per la consegna.
Il personale responsabile del museo ha contestualizzato il reperto accompagnandolo a foto e medaglie della guerra, posizionando il tutto all’interno di una specifica teca, d’ora in poi rappresenterà una tappa forzata per gli oltre diecimila ospiti che annualmente giungono in visita alle storiche cantine. Soddisfazione inoltre è stata espressa dagli eredi della famiglia Swack, Sandor e Izabella, di recente subentrati nella conduzione aziendale al defunto padre Peter.
«Questo modello, commercializzato tra fine Ottocento e primi Novecento, mancava alla nostra collezione – ha affermato Izabella – ringraziamo questi due amici per la donazione e inviamo a tutto l’Altopiano di Asiago i più calorosi saluti, con l’augurio che quei tristi anni di guerra rimangano solo un ricordo, e la fratellanza regni sempre tra i nostri popoli». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino