L'arresto illegale spalanca le porte della prigione all'ex capo della Digos

La questura del capoluogo dolomitico
BELLUNO - Fece scattare le manette ai polsi di un 24enne che lo aveva centrato con un pugno: ora la giustizia gli ha presentato il conto e per Antonino Messina, 50 anni, di...

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BELLUNO - Fece scattare le manette ai polsi di un 24enne che lo aveva centrato con un pugno: ora la giustizia gli ha presentato il conto e per Antonino Messina, 50 anni, di Catania, ex capo della Digos di Belluno, si sono spalancate le porte del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. È infatti diventata definitiva la condanna a tre anni e sei mesi inflitta quando era in servizio alla questura di Rimini per i reati di arresto illegale, falso in atto pubblico e calunnia.


Messina, arrivò a Belluno dal commissariato di Lugo di Romagna e sostituì Mauro Carisdeo, che a sua volta diventò capo della Mobile, dopo la partenza del padovano Roberto Della Rocca. Il 20 novembre 2004 Antonino Messina ripartì tornando nelle questure dell’Emilia Romagna. È proprio lì che avvennero i fatti che hanno comportato la condanna di Messina con sentenza ora diventata definitiva, per un arresto effettuato dal funzionario quando era capo della Digos di Rimini. Arresto che non doveva essere fatto, come ha stabilito il giudice.



Nel 2006, il poliziotto si era presentato al night club Pierrot di Bagnacavallo (Ravenna), gestito dalla sua ex compagna brasiliana e da suo cugino, anche lui catanese, per risolvere alcune questioni in sospeso con la donna.

Tra i due si era intromesso il nipote della donna, un 24enne brasiliano. La discussione era degenerata e al culmine del diverbio il giovane aveva colpito con un pugno il poliziotto. Ripresosi dallo stordimento, Messina gli aveva fatto scattare le manette, ipotizzando i reati di oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. Mal gliene incolse, perchè quando la vicenda venne ricostruita in aula, il giudice ritenne illegale quell’arresto e accusò Messina, che venne condannato. Ora Antonino Messina si trova rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

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Il Gazzettino