BASSANO – Troverà posto nella tomba di famiglia al cimitero di Angarano e riposerà presto, si spera, all'interno del Tempio Ossario. Una cerimonia solenne si sta...
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Una storia incredibile - ma a lieto fine - durata ben settant'anni quella di Pietro Perin, classe 1916, deceduto in Polonia nel campo di prigionia di Görlitz/Zgorzelec nel 1944 e ritornato, dopo minuziose e instancabili ricerche da parte dei familiari, a ricongiungersi 8 mesi fa con la sua amata terra, dalla quale era partito per il fronte nel lontano 1942.
Tutto comincia nel 2011, quando casualmente un componente della famiglia si imbatte in una lista stilata dall'associazione "Dimenticati di Stato" di Roberto Zamboni e vi scorge il nome dello zio creduto disperso ai tempi della guerra, il quale sarebbe stato sepolto nel cimitero militare italiano di Bielany, in Polonia.
«Da quando abbiamo appreso che lo zio non si trovava in una fossa comune abbiamo dato il via alle operazioni per riportarlo a Bassano - spiega il nipote Roberto Perin - forti anche di un decreto legislativo del 2010 che prevede la possibilità di concedere ai congiunti le salme dei parenti dei caduti in guerra».
Ma la trafila burocratica per raggiungere l'obiettivo era tutta in salita. «Un grande aiuto - prosegue Perin - ci è stato offerto dall'associazione Combattenti e Reduci di Bassano e dal suo presidente e coordinatore, il tenente Antonio Bordignon, il quale è riuscito nell'impresa da noi fallita, permettendo l'avvio delle operazioni volte al trasferimento in Italia dello zio».
Pietro Perin è così finalmente “atterrato” all'aeroporto Marco Polo di Venezia lo scorso 17 ottobre, assieme ad un bersagliere di Montegrotto Terme, Giuseppe Corso, classe 1909.
Domenica 7 giugno, quindi, data anche del 50esimo anniversario della costruzione del monumento ai caduti di San Michele, la giornata inizierà alle 9 con l'arrivo della salma che verrà condotta in sfilata fino alla sede paesana degli Alpini e Donatori, dove si celebrerà la messa e verrà inaugurato dal presidente nazionale Ana Sebastiano Favero un cippo in memoria del Beato don Carlo Gnocchi, in un messaggio di solidarietà rivolto alle nuove generazioni.
«Lo zio Pietro - annota il nipote - non si sarebbe mai aspettato tali solennità. In casa nostra - ricorda - si racconta che sua madre Caterina, il 12 maggio 1944, giorno della sua morte, sentì chiamare "mamma" e si precipitò fuori dalla cucina, dove stava preparando il pranzo, esultando per il ritorno del figlio ma non trovando nessuno alla porta. Tempo dopo - conclude - un commilitone dello zio ci rivelò che egli era morto, a causa di un'infezione polmonare, proprio il 12 maggio attorno a mezzogiorno, chiamando la madre. Ora finalmente riposerà in pace nella sua terra». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino