BASSANO - Potrebbe aver compiuto una decina di colpi la banda sgominata dai carabinieri di Bassano e arrestata per il furto alla "Nord Cicli" di Pove del Grappa, il cui bottino,...
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C'è la certezza che la gang sia composta da altri elementi, anche se i tre arrestati e ora in carcere a Vicenza sarebbero comunque i "capi". Il terzetto è composto dai moldavi Vasile Racovita, 22 anni, e Adrian Iuzu, 23, e dall'ucraino Oleh Buchevskyy, 39 anni. I primi due sono i responsabili del maxi-furto di Pove - 35 biciclette di marca e 897 pezzi di componentistica, scelti in maniera accurata - mentre il terzo è ritenuto il ricettatore. Secondo i piani della banda il più vecchio dei tre aveva il compito di spostare la refurtiva dal furgone della ditta bassanese ad un altro e quindi destinare la merce al mercato estero, quasi sicuramente Paesi dell'Est Europa, dove la produzione italiana di biciclette, in particolare quelle del "distretto" delle province di Vicenza e Treviso, è molto ambita.
Il terzetto dovrà rispondere di furto aggravato in concorso. Più grave la posizione del Racovita, sul quale pendeva anche un ordine di custodia cautelare, datato 23 novembre 2012 ed emesso dal Tribunale di Treviso, per aver ceduto ad alcuni cittadini ucraini motori fuoribordo, rubati nel giugno 2012 alla ditta “Hobby mare” di Fiumicello (Udine).
I due moldavi risiedevano nella stessa casa di Novate Milanese e l'ucraino a Lissone (Monza Brianza). Per non dare nell’occhio mantenevano un tenore di vita modestissimo: si facevano ospitare, a rotazione, in casa di amici, non usavano telefonini, uscivano solo per fare la spesa o comperarsi le sigarette. Poi però organizzavano i raid in Veneto, utilizzando auto rubate. Per il blitz di Pove hanno utilizzato una lussuosa Mercedes classe B trafugata il 4 novembre a Ponzano (Treviso) e poi il furgone bianco di proprietà dello stesso laboratorio povese.
Gli inquirenti, che li hanno fermati e arrestati nelle rispettive abitazioni, ritengono che i due moldavi, dopo aver ceduto la merce al ricettatore ucraino, stessero tornando in patria per godersi i soldi intascati. L’inchiesta, come detto, appare solo al primo colpo di pedale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino