Tribunale o tabaccheria? Avvocati e impiegate compravano francobolli dall'autista arrestato per concussione

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Ha scelto di non rispondere alle domande del procuratore capo Carmelo Ruberto che ieri alle 15.30 lo ha convocato per l'interrogatorio. Questa la decisione di Maurizio De...

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Ha scelto di non rispondere alle domande del procuratore capo Carmelo Ruberto che ieri alle 15.30 lo ha convocato per l'interrogatorio. Questa la decisione di Maurizio De Gaspari, 57 anni, dipendente del ministero della Giustizia, inquadrato come autista e addetto all'Ufficio fotocopie al piano terra del Tribunale. Era stato arrestato in flagranza l’altro ieri. L'ipotesi di reato al momento è concussione. De Gaspari avrebbe chiesto, per la copia di atti di un procedimento civile, più marche da bollo di quelle dovute: 445 euro e 86 centesimi a fronte dei circa 260 dovuti. Poi ne avrebbe attaccate sull'istanza per 310 euro circa. Le marche da bollo restanti sarebbero state vendute poco dopo alla segretaria di un avvocato per 100 euro in contanti. Consegnati spontaneamente dallo stesso De Gaspari alla polizia.




L'interrogatorio di ieri poteva essere anche l'occasione per allargare il discorso oltre il singolo episodio che costituirebbe la flagranza. Esaminando i fatti, tutti molto recenti, che sarebbero stati filmati dai dispositivi nascosti nell'ufficio. Emerge così un presunto pagamento in contanti di 50 euro fatto dall'impiegata di uno studio legale per la copia degli atti di una causa civile che avrebbe richiesto 3 marche da bollo da 12 euro e 90 centesimi. Così come il pagamento di contanti fatto da un avvocato in cambio di marche e copie di atti giudiziari. E, infine, un pagamento di 10 euro da parte di un privato cittadino (lo stesso che ha innescato l'indagine) per il rilascio di copie di atti giudiziari.



De Gaspari è difeso dall'avvocato Enrico Cappato, che lo seguirà nell'udienza di convalida di domani di fronte al giudice per le indagini preliminari. Al di là della posizione del singolo, la vicenda così come ricostruita ha connotati sconcertanti: avvocati e impiegati di studi legali che comprano marche da bollo da un dipendente (inquadrato come autista) del tribunale o che lasciano direttamente i contanti al posto delle marche. Due domande: è normale? Viene da dire di no. E poi: comportamenti del genere, a seconda della qualificazione giuridica del fatto, non potrebbero dare luogo a una qualche forma di complicità? Chissà. Di sicuro, per Tribunale e avvocatura polesana una brutta figuraccia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino