Ha scelto di non rispondere alle domande del procuratore capo Carmelo Ruberto che ieri alle 15.30 lo ha convocato per l'interrogatorio. Questa la decisione di Maurizio De...
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L'interrogatorio di ieri poteva essere anche l'occasione per allargare il discorso oltre il singolo episodio che costituirebbe la flagranza. Esaminando i fatti, tutti molto recenti, che sarebbero stati filmati dai dispositivi nascosti nell'ufficio. Emerge così un presunto pagamento in contanti di 50 euro fatto dall'impiegata di uno studio legale per la copia degli atti di una causa civile che avrebbe richiesto 3 marche da bollo da 12 euro e 90 centesimi. Così come il pagamento di contanti fatto da un avvocato in cambio di marche e copie di atti giudiziari. E, infine, un pagamento di 10 euro da parte di un privato cittadino (lo stesso che ha innescato l'indagine) per il rilascio di copie di atti giudiziari.
De Gaspari è difeso dall'avvocato Enrico Cappato, che lo seguirà nell'udienza di convalida di domani di fronte al giudice per le indagini preliminari. Al di là della posizione del singolo, la vicenda così come ricostruita ha connotati sconcertanti: avvocati e impiegati di studi legali che comprano marche da bollo da un dipendente (inquadrato come autista) del tribunale o che lasciano direttamente i contanti al posto delle marche. Due domande: è normale? Viene da dire di no. E poi: comportamenti del genere, a seconda della qualificazione giuridica del fatto, non potrebbero dare luogo a una qualche forma di complicità? Chissà. Di sicuro, per Tribunale e avvocatura polesana una brutta figuraccia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino