Meghan Markle, la lettera di 72 deputate inglesi: «Contro di te toni coloniali. Screditata senza alcun motivo»

Lo sfogo di Meghan Markle sul trattamento riservatole dai tabloid britannici non è rimasto inascoltato. Settantadue parlamentari britanniche si sono unite, lasciando a casa...

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Lo sfogo di Meghan Markle sul trattamento riservatole dai tabloid britannici non è rimasto inascoltato. Settantadue parlamentari britanniche si sono unite, lasciando a casa ogni differenza di colore politico in questo clima così surriscaldato dalla Brexit, per esprimere la loro solidarietà e far sapere alla duchessa del Sussex che non è sola. Sono i «toni coloniali antiquati» utilizzati per «screditare il tuo personaggio senza alcun valido motivo, per quanto ci concerne» che hanno spinto le deputate, un terzo del totale della quota rosa ai Comuni, a rendere pubblica la lettera. 

 
Solidarietà femminile? Certo, ma non solo. Necessità di far pervenire alla persona dietro il personaggio la propria presenza e il proprio appoggio. Perchè nel Regno Unito l'attaccamento viscerale alle figure delle compagne di principi e re, da Lady Diana in poi, ha due volti e due profili. Quello negativo e distruttivo della stampa scandalistica che viviseziona presente, passato e futuro della signorina in questione in cerca di errori e scheletri da regalare in pasto ai curiosi. Ma anche, e la lettera ne è una prova, quello empatico e affezionato di chi volge lo sguardo alla duchessa o principessa che sia con la consapevolezza del tumulto interiore a cui è, suo malgrado, sottoposta.


Cambierà qualcosa? No. Ma la battaglia di Meghan, approdata anche sul tavolo dei giudici per violazione di privacy, ha trovato delle voci di non poco conto che hanno deciso di mandare un messaggio, pubblico e ben mirato, agli spietati editori delle riviste gossip. Tra le firmatarie ci sono le deputate laburiste Jess Phillips, Stella Creasy e Holly Lynch, le parlamentari conservatrici Tracey Crouch e Antoinette Sandbach, Layla Moran dei liberali democratici e Joan Ryan di Change UK. 
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Il Gazzettino