"Diceva che avrei fatto il puttaniere e il croupier", Alessandro Gassmann parla del papà Vittorio /Guarda

Alessandro Gassmann
ROMA - “Perché ero paraculo. Sapevo di essere carino, di avere un sorriso accattivante. Ma lui si augurava che non andasse così”. Alessandro Gassmann...

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ROMA - “Perché ero paraculo. Sapevo di essere carino, di avere un sorriso accattivante. Ma lui si augurava che non andasse così”. Alessandro Gassmann parla del padre, vittorio, che aveva previsto per lui un carriera fra il “puttaniere e il croupier”: “Durante il mio primo viaggio con gli amici, in Grecia – ha raccontato a “La Stampa” -  rimasi senza soldi. Ma, avendo incontrato una donna diciamo matura, mi trasferii da lei al grand hotel, salvando tutti, perché la mattina sottraevo brioches e marmellate dalla colazione e le gettavo agli amici dalla finestra per far mangiare anche loro. Però non era una tardona, era una trentottenne anche bella, io avevo diciott’anni. C’era del sentimento”. In famiglia le reazioni furono diverse: “In casa si schierarono due partiti. Lui disse: “Almeno se l’è cavata”. Sua moglie Diletta disse che era eticamente vergognoso. Aveva anche ragione”.


 

Le sue avventure non sono poi state così tante: “Alla fine, ero un timido. A 16 anni, nell’ascensore di un grande albergo di Lecce al Premio Rodolfo Valentino, Raquel Welch che era un mio mito erotico, mi guardò in modo più che eloquente, ma io la lasciai uscire al suo piano senza seguirla. Ero imbarazzato, sudato, mi sentii un fesso. Ebbi il coraggio di confessarlo a mio padre solo anni dopo”.
Ora tocca a lui il ruolo di papà: “Ho posto paletti larghi, ma inamovibili. Sono un padre che gioca, scherza, fa la lotta, ma che, se serve, sa imporsi”.

 
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Il Gazzettino