Le 20 principali banche europee hanno dichiarato nel 2015 oltre un quarto dei loro utili in paradisi fiscali, i più gettonati dei quali sono il Lussemburgo e l'Irlanda....
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Le filiali bancarie nei paradisi fiscali hanno così alcune peculiarità, a cominciare dalla redditività, addirittura doppia rispetto alle altre filiali. Per ogni 100 euro di attività, una banca ottiene 42 euro di utili nei paradisi fiscali contro una media globale di 19 euro. I dipendenti bancari nei paradisi fiscali, inoltre, risultano essere quattro volte più produttivi del bancario medio, in quanto generano utili per 171mila euro l'anno contro 45mila. Non solo. Le banche europee hanno contabilizzato nel 2015 628 milioni di utili in paradisi fiscali dove non hanno neppure un dipendente. Ad esempio - indica Oxfam - Bnp Paribas ha realizzato 134 milioni di utili esentasse nelle isole Cayman nonostante non abbia dipendenti lì.
C'è poi il caso di Deutsche Bank che - in base a quanto rilevato dal rapporto - ha registrato pochi utili o perdite nei principali mercati, ma ben 2 miliardi di utili nei paradisi fiscali. Nei “tax havens” preferiti, ovvero Lussemburgo e l'Irlanda le banche europee hanno contabilizzato il 29% di loro utili “paradisiaci”. Le 20 maggiori banche europee hanno tra l'altro realizzato 4,9 miliardi di utili nel piccolo Granducato, più di quanti ne abbiano realizzati in Gran Bretagna, Svezia e Germania. Spesso, infine, gli utili sono esentasse o soggetti ad aliquote molto basse. Le banche europee non hanno pagato alcuna tassa su 383 milioni di utili contabilizzati in sette paradisi. In Irlanda l'aliquota effettiva è stata in media del 6%, ma per tre banche (Barclays, Rbs e Credit Agricole) è stata del 2%. La ricerca - spiega Oxfam - è stata resa possibile dalle nuove norme Ue sulla trasparenza che richiedono alle banche di pubblicare le informazioni sugli utili e le tasse che pagano in ciascun paese dove operano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino