Zerocalcare al processo a Ilaria Salis, il "Pozzo" citato in una lettera della maestra italiana. Il fumettista denuncia: «Neonazisti davanti al Tribunale»

«Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita. Ma non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia»

Zerocalcare al processo a Ilaria Salis, il "Pozzo" citato in una lettera della maestra italiana. Il fumettista denuncia: «Neonazisti davanti al Tribunale»
C'è anche Zerocalcare a Budapest per la prima udienza del processo a Ilaria Salis. «Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita. Ma non ho...

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C'è anche Zerocalcare a Budapest per la prima udienza del processo a Ilaria Salis. «Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita. Ma non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia»: questo il brano di una lettera di Ilaria Salis dal carcere, che citava un lavoro del fumettista Michele Rech.

Zerocalcare e le minacce ad amici e legali

«L'ingresso del tribunale era presidiato dai neonazisti che filmavano e fotografavano tutti quelli che arrivavano, con telefonini e telecamere», racconta Zerocalcare al Corriere. «All'inizio pensavo fossero guardie, poi ho visto i vari simboli nazisti». Dal gruppo di estremisti è partita una minaccia — che è stata sentita e tradotta dall'ungherese dall'interprete della famiglia Salis : «Gli è stato detto che gli avrebbero spaccato la testa», riferisce il fumettista.

La lettera

«I mesi sono lunghi e accade che la bolla si trasformi in un buco nero che ti risucchia. Prendendo in prestito una metafora che leggerò parecchi mesi dopo in un bellissimo fumetto dedicato alle mie vicende - dice citando Zerocalcare - sono caduta in un pozzo profondissimo. Le pareti sono scivolose ed ogni volta che faticosamente cerco di compiere un breve passo per risalire appena un pochino, finisco sempre col precipitare più in profondità. A volte mi chiedo se questo pozzo abbia un fondo e se da qualche parte ci sia davvero un'uscita. Immagino di essere un piccolo geco, che nell'oscurità silente riesce a scalare le pareti. Già, devo scalare le pareti, ma qui purtroppo non ci sono i miei compagni di arrampicata e i legami di fiducia ben stretti sulla corda della sicura».

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Il Gazzettino