CITTÀ DEL VATICANO – Il Vaticano può attendere. Non sono previsti incontri tra il Papa e Xi Jinping, almeno non stavolta, anche se Francesco sarebbe ovviamente...
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Da allora ad oggi, però, al di là dei mancati colloqui, tra Santa Sede e Cina sono stati fatti enormi progressi, il gelo dei decenni passati ha lasciato spazio a spiragli di dialogo inediti, ad un accordo ad experimentum sulle nomine episcopali, a missioni diplomatiche di emissari papali a Pechino. L’ultima missione risale al dicembre scorso e a monsignor Claudio Maria Celli è stato persino consentito di andare a trovare ufficialmente una diocesi. Cose inimmaginabili in passato. Così come è un inedito l’invito del Governo di Pechino ad un capo dicastero vaticano, in questo caso il cardinale Gianfranco Ravasi, per inaugurare a maggio il padiglione della Santa Sede all’Expo sull’orticoltura.
Un altro gesto che nell’economia cinese implica un cammino in atto. «Il mancato incontro a Roma tra Francesco e Xi non è quindi indice di una volontà di raffreddare i rapporti. Semmai è una occasione mancata, legata al non voler forzare le tappe; non uno stop» commenta il professor Agostino Giovagnoli, sinologo e docente di storia contemporanea alla Cattolica. Una cosa simile era già accaduta a New York nel 2015. Il Papa si trovava negli Usa per fare un discorso all’Onu e, proprio in quei giorni, era presente anche il presidente Xi. Furono fatti tentativi, attraverso emissari, per organizzare un incontro, almeno una stretta di mano, ma senza successo. Anche in quella occasione i tempi non erano pronti. I percorsi dettati dalla politica cinese prevedono intervalli più lunghi.
«E’ più facile che il veto cada per un viaggio in Cina del Papa che non un incontro con un presidente cinese a Roma» aggiunge Giovagnoli. In ambienti diplomatici non è passato inosservato che Xi, all’interno del Politburo, registra ancora qualche importante resistenza sull’accordo con la Chiesa di Roma. Un accordo che, all’interno della Chiesa, è all’origine di sofferenze e scetticismo per le notizie non positive che ancora arrivano a Roma a proposito delle pressioni esercitate dal governo cinese sui preti che fino a poco tempo fa appartenevano alla Chiesa clandestina, fedele a Roma ma non riconosciuta dalla Chiesa Patriottica (l’unica approvata dal governo comunista). Il processo è lento, i segnali forse ambivalenti ma ormai non si può tornare indietro.
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Il Gazzettino