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Mentre in tutto il mondo ci si sta interrogando, tra favorevoli e contrari, sull'opportunità di prevedere una terza dose per immunizzarsi contro il Covid, uno studio realizzato in Gran Bretagna fa sapere che la protezione dei vaccini comincia a calare dopo sei mesi. Una diminuzione che va dai 14 ai 10 punti percentuali a seconda del tipo di vaccino. I risultati della ricerca arrivano in un Paese in cui il virus non è stato ancora definitivamente sconfitto: il bilancio delle autorità sanitarie britanniche il 27 agosto scorso parlava di 38.046 nuovi contagi e 100 decessi nelle precedenti 24 ore.
Vaccino, la protezione cala dopo 6 mesi: lo studio britannico
Lo studio sulla protezione dal Covid offerta nel tempo dai vaccini è arrivato alla conclusione che la doppia dose di Pfizer/BioNTech e di AstraZeneca comincia a essere meno efficace dopo circa sei mesi. Il vaccino Pfizer è stato efficace all'88% nel prevenire il Covid un mese dopo la seconda dose. Ma dopo cinque o sei mesi la protezione è diminuita al 74%. Si sarebbe quindi verificato un calo di 14 punti percentuali. Con il vaccino AstraZeneca, invece, la protezione contro l'infezione era del 77% un mese dopo la seconda dose.
L'ipotesi della terza dose
«Uno scenario futuro nel peggiore dei casi potrebbe vedere una protezione inferiore al 50% per gli anziani e gli operatori sanitari entro l'inverno», ha detto Tim Spector, il ricercatore principale dello studio. Di qui la raccomandazione di Spector per un piano «urgente» su un ulteriore richiamo vaccinale nel prossimo futuro, in contrasto però con le riserve manifestate di recente da altri accademici britannici almeno rispetto all'idea di una somministrazione ravvicinata di massa di una terza dose. In Israele la terza somministrazione è già iniziata e negli Stati Uniti partirà ufficialmente a breve malgrado le riserve dell'Oms che vorrebbe privilegiare in questa fase prima la concentrazione delle forniture disponibili ai Paesi poveri o poco vaccinati in assoluto. Il governo Johnson, invece, sta valutando la possibilità di metterla in moto a settembre almeno per «i vulnerabili e gli over 50».
Nel Regno Unito, infatti, non mancano gli interrogativi ai massimi livelli della comunità medica sulla prospettiva della terza dose. Un parere diverso da quello di Spector lo offre ad esempio il professor Adam Finn, pediatra e vaccinologo all'università di Bristol, oltre che consulente del governo: a suo avviso «sovraesporre» i cittadini a troppe dosi senza avere la sicurezza del risultato migliore e soprattutto senza dei limiti di tempo non appare consigliabile in questa fase. E anche la professoressa Eleanor Riley, immunologa nell'ateneo di Edimburgo, ha espresso riserve sulla proposta di richiami generalizzati a cadenza annuale.
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