Era l'ultimo tassello perché il puzzle fosse completo. L'ultima conferma che ha portato alla condanna all'ergastolo di Glenna Duram, 49enne di Sand Lake, nel...
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La sparatoria risale al maggio 2015: quel pomeriggio Glenna, che successivamente ha dichiarato agli investigatori di essere bipolare e depressa, ha puntato la pistola contro suo marito e ha fatto fuoco. Poi ha tentato il suicidio sparandosi un colpo alla testa. A ritrovare i corpi dei due sono stati alcuni parenti che non riuscivano a mettersi in contatto con loro: la donna è stata trasportata d'urgenza in ospedale ed è riuscita a sopravvivere. Per il marito non c'è stato nulla da fare. Da quel momento è scattata la caccia al killer, facilitata tra l'altro da una serie di lettere che Glenna aveva scritto ad alcuni parenti in cui esprimeva tutto il suo rimorso. Ma sono state le rivelazioni dell'unico testimone dell'omicidio a mandare dietro le sbarre la donna: è stato Bud, il pappagallo, a rivelare quali sono state le ultime parole di Martin.
Nei giorni successivi all'omicidio l'animale è stato preso in custodia da alcuni familiari della vittima: sono stati loro ad accorgersi che Bud continuava a ripetere, imitando la voce disperata di Martin: «Non sparare, non sparare». Dopo aver registrato la voce si sono presentati agli investigatori: un elemento che, sommato a tutte le evidenze trovate dagli agenti in 13 mesi, ha portato alla condanna di Glenna. Lo scorso mese la donna è stata riconosciuta colpevole di omicidio di primo grado e possesso illegale di arma da fuoco. In queste ore la condanna: rimarrà in carcere per il resto dei suoi giorni per quell'omicidio solo all'apparenza perfetto. Non aveva fatto i conti con il testimone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino