Nuovo stop giudiziario anche alla terza ed ultima versione del "travel ban" varato da Donald Trump in nome di un'«"America più sicura". Questa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In ogni caso si tratta di una nuova, imbarazzante debacle per l'amministrazione Trump.
Non solo. L'ordine esecutivo di Trump «discrimina chiaramente sulla base della nazionalit໫ in un modo che contrasta con la legge federale e con i principi fondanti di questa nazione». Insomma, una decisione non documentata e razzista. Autore del ricorso, come nei casi precedenti, lo Stato delle Hawaii, insieme all'International Refugee assistance project ed altri enti. Trump, questa la motivazione dell'impugnazione, è andato oltre i suoi poteri nel definire la politica sull' immigrazione, e la sua ultima misura, come le due precedenti, attua l'incostituzionale promessa elettorale di un bando contro i musulmani. Il provvedimento, secondo le Hawaii, «eccede i limiti sull'autorità esclusiva del presidente che sono stati riconosciuti per quasi un secolo, soppiantando le politiche sull'immigrazione del Congresso con un bando unilaterale e illimitato del presidente». E, sostengono i ricorrenti, «continua a realizzare la promessa non rinnegata di escludere i musulmani dagli Stati Uniti». Molti esperti ritenevano che l'ultima versione del bando fosse meno vulnerabile anche per l'aggiunta di due Paesi non musulmani. Ma nel ricorso si sostiene che si tratta di una mossa prevalentemente simbolica perchè i nordcoreani che viaggiano negli Usa sono davvero pochi, mentre le restrizioni per il Venezuela riguardano solo alcuni dirigenti governativi e le loro famiglie. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino