Una trappola del destino, una di quelle "sliding doors" dalle quali si esce vivi o morti a seconda di dettagli infinitesimali e decisivi. A Robert Zachary...
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Quando Zack si è immerso deve essere successo qualcosa che ha distratto l'attenzione di tutti: nonostante fossero in tanti, ognuno guardava altrove e, quando non hanno più visto il loro amico, hanno pensato che fosse tornato alla casa dove si erano riuniti e si sono allontanati. Invece il loro amico era lì, a pochi metri da loro: aveva perso i sensi ed era rimasto sott'acqua. Solo dopo sette minuti si sono resi conto che non era in casa, sono tornati sul posto e lo hanno ripescato a una profondità di appena due metri, ma ormai era troppo tardi. Un poliziotto allertato per telefono e accorso sul lago ha tentato per 15 minuti di rianimarlo, poi sono arrivati i paramedici, ma ogni sforzo è stato inutile, rendendo vano così anche l'arrivo di un elicottero.
Sotto choc, ovviamente, la famiglia e gli amici che sabato erano con lui: ognuno di loro ripenserà per tutta la vita che sarebbe bastato un nulla per salvargli la vita. Se lo sguardo di uno solo di loro avesse seguito Zack che era a pochi metri di distanza, se avesse intravisto anche per un solo attimo i suoi movimenti nell'acqua, oggi il ragazzo sarebbe ancora vivo.
Robert Zachary Bunsa si era laureato alla Koinonia Academy di Plainfield, nel New Jersey, dove giocava nella squadra di basket e lavorava all'Urban Table Restaurant di Basking Ridge. Dire che era una ragazzo molto intelligente, solare, amatissimo e a cui tutti pronosticavano un grande futuro può sembrare il classico e doveroso elogio funebre, ma nel caso di Zack era tutto vero. «Era un ragazzo fantastico - dice un suo ex datore di lavoro - e di gran lunga superiore alla media, è stato un privilegio averlo con noi. Si è sempre comportato da persona matura e forte: su di lui si possono spendere solo parole positive». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino