Per la sua mente malata l'idea che sua figlia Kamaya, di appena un anno, vivesse con la sua ex compagna e non con lui era totalmente insopportabile. Tanto da renderlo...
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Già finito nei guai, in passato, per violenze domestiche, il 23enne Lavonta Lloyd aveva tentato una prima volta di sottrarre Kamaya alla madre, Kimberly Outlaw, lunedì scorso: l'aveva prelevata dall'asilo senza permesso, ma alla fine, in serata, la bimba era stata riportata nella sua casa di Cruger, nel Mississippi. La donna, quel giorno stesso, aveva denunciato l'ex marito per violenze domestiche. Nonostante questo, Lavonta si era riaffacciato martedì con intenzioni bellicose nell'abitazione di Kimberly, che a quel punto ha chiamato la polizia: braccato dagli agenti, era riuscito comunque a dileguarsi, senza però darsi per vinto. Giovedì all'alba ha sferrato l'attacco fatale: è tornato a casa della bimba, è riuscito a portarla via minacciando l'ex compagna e sparando colpi in aria ed è fuggito a bordo del suo pick up. Da quel momento è scattata una gigantesca caccia all'uomo nella pianura del delta del Mississippi: con gli agenti alle calcagna e un posto di blocco davanti a lui, Lloyd è uscito dalla strada e si è infilato in un profondo fossato, fermandosi poco dopo.
Con il cuore in gola, i poliziotti lo hanno raggiunto e si sono avvicinati con mille precauzioni a quella vettura dai vetri oscurati che impedivano loro di vedere cosa stesse accadendo all'interno. Proteggendosi con degli scudi hanno finalmente aperto, e in quel momento sono rimasti pietrificati: Lavonta era morto e Kamaya era stesa senza vita su di lui. Con due colpi di pistola aveva spazzato via la sua vita violenta e il futuro di quella bimba che diceva di amare. Se le denunce di Kimberly, che aveva anche chiesto un provvedimento restrittivo nei confronti di Lavonta, fossero state prese più sul serio e la polizia fosse intervenuta in modo più deciso, forse Kamaya avrebbe avuto un futuro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino