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Diversi mezzi militari donati dall’Italia all’Ucraina sarebbero inutilizzabili. Lo riporta il Financial Times: si tratta di 20 cannoni semoventi, M109L, prodotti dalla Oto Melara nei primi anni Novanta, tra i cingolati più diffusi all’interno dell’Alleanza atlantica durante la Guerra Fredda. Ora fanno parte di un elenco di materiali da rottamare oppure riparare, perché danneggiati o difettosi, inviati a Kiev dai paesi dell’Ue. Prima di approdare in Ucraina erano stati trasferiti nel 2002 ha in un deposito in provincia di Vercelli, insieme ad altri tremila mezzi corazzati. Gli M109 più vecchi sono stati demoliti, mentre quelli della versione L sono stati messi in vendita: circa 80 sono stati acquistati dal Pakistan.
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Gli aiuti
L’accordo con Kiev per la fornitura di attrezzatura militare risale alla scorsa estate: il governo Draghi, oltre a inviare sei modernissimi PZH2000, ha recuperato e spedito in Ucraina gli M109L. L’accordo era di fornirne 60 dopo una revisione finanziata dagli Stati Uniti.
Nelle scorse settimane il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha detto che la coalizione internazionale finora ha fornito all’Ucraina aiuti per 55 miliardi di dollari. Ma per Kiev non è sufficiente: l’Ucraina, per fronteggiare la Russia, ha bisogno di «dieci volte di più», ha detto il viceministro degli Esteri ucraino Andrij Melnyk. Ha poi sottolineato: «Siamo grati ai nostri alleati per il loro aiuto militare, ma non è sufficiente». E parlando dei 55 miliardi: «Sembra una cifra enorme, ma se pensiamo alla Seconda Guerra Mondiale, con cui purtroppo possono essere fatti numerosi paragoni, in quel caso nell’ambito del programma di prestiti Usa vennero forniti aiuti per oltre 50 miliardi di dollari. Oggi corrisponderebbero a 700-800 miliardi».
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