Donald Trump aveva da subito abbracciato il mantra di molti repubblicani: i parchi-monumento sono «un ladrocinio di terra da parte del governo federale», promettendo...
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Trump - che ha già firmato il provvedimento - rischia però di innescare una battaglia legale e un braccio di ferro con i nativi americani che rivendicano lo status speciale di quella terra. Così Donald Trump disfa un altro degli interventi di Obama, questo portato a compimento giusto prima che l'ex presidente lasciasse la Casa Bianca, ovvero un anno fa, nel dicembre 2016, quando creò il Bears Ears National Monument su una distesa di terra vasta quasi 3.400 chilometri quadrati, cara ai nativi americani e comprendente decine di migliaia di siti archeologici. Obama ne fece un sito protetto, status che - come nel caso di altri provvedimenti del genere - impedisce una serie di attività di sfruttamento, tra cui estrazioni e trivellazioni.
Prima di Obama era stato Bill Clinton a volere lo status di parco monumentale per vaste distese di terra, irritando i leader repubblicani locali. Trump vi mette mano, a partire da un ordine esecutivo firmato lo scorso aprile e con cui ha dato mandato di considerare la revoca dello status per 27 parchi-monumento, affermando di voler così porre fine ad «un altro clamoroso abuso da parte del governo federale», e di voler «restituire il potere agli stati e al popolo cui appartiene».
Oggi a Salt Lake City ha ribadito: «Questo Stato ha grandi bellezze naturali, ma la più grande di tutte è il suo popolo», quindi la promessa di tenere le mani di Washington lontane dalla loro terra: «siete voi a doverla proteggere e preservarla».
Il Gazzettino