NEW YORK – Sembrava che il disastro si potesse evitare, che il governo federale Usa potesse passare le feste natalizie senza dover chiudere alcune dei suoi ministeri per...
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Il Senato aveva passato mercoledì sera una legge per un finanziamento di emergenza, che avrebbe tenuto aperte le attività federali fino all’8 febbraio. E la Camera stava per fare altrettanto, quando è arrivata una telefonata dalla Casa Bianca, con una minaccia di Donald Trump: se nella legge non fossero comparsi i 5 miliardi di dollari da lui richiesti come primo passo per finanziare la costruzione di un muro al confine con il Messico, non avrebbe posto la sua firma. Una delegazione della Camera è andata a parlargli di persona, e dopo un’ora e mezzo di discussioni a porte chiuse, lo speaker Paul Ryan ha detto chiaramente che bisognava tornare a negoziare, per soddisfare le richieste “di sicurezza ai confini” poste dal presidente.
Nell’arco di poco più di una settimana dunque, Trump ha cambiato posizione tre volte: prima aveva dichiarato che sarebbe stato “orgoglioso” di causare uno shutdown federale pur di mantenere la promessa fatta agli elettori di costruire il muro al confine. Poi aveva cambiato idea e aveva proposto che fosse l’esercito a costruire il muro, e infine aveva detto che avrebbe insistito che i soldi arrivassero l’anno prossimo.
Ma questa sua terza presa di posizione, che ha permesso al senato di passare la legge di emergenza, ha causato una ribellione fra i suoi sostenitori di destra, che lo hanno accusato di aver fatto marcia indietro e tradito una promessa. Commentatori del canale Fox, di cui il presidente è un fedelissimo spettatore, lo hanno inchiodato, evidentemente causandogli un cambiamento di opinione. E stamattina Trump ha messo il veto: o ci sono i soldi, o non mette la firma.
Che la sua base voglia il muro è cosa nota: è forse la promessa elettorale più cara ai suoi elettori, nonostante numerosi esperti indipendenti abbiano sostenuto che il muro non avrebbe l’effetto desiderato di fermare l’immigrazione illegale, e la cifra per costruirlo si aggirerebbe su varie decine di miliardi di dollari.
Molti dei “convinti” tuttavia stanno esprimendo con i fatti il proprio sostegno. Brian Kolfage, un veterano filo-Trump, ha aperto una raccolta di fondi su GoFundMe, e nell’arco di appena tre giorni la pagina ha raccolto quasi sei milioni di dollari. Siamo ben lontani dalla cifra necessaria a costruire un muro lungo 3 mila chilometri di confine, ma quei milioni sono un segnale di quanto la base elettorale del presidente voglia che la promessa sia mantenuta, al punto di metterci soldi di tasca loro.
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Il Gazzettino