Dopo i musulmani francesi, anche quelli italiani hanno invitato gli islamici che vivono nel nostro Paese a presenziare alla messa, domenica prossima, nelle parrocchie cattoliche....
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I FRANCESI
In Italia le associazioni che riuniscono i fedeli di Maometto sono numerose, spesso in contrasto fra loro. E più volte - come in Francia, del resto - sono state sollecitate a prendere iniziative di totale rottura con il fondamentalismo che ispira e manovra le azioni dei terroristi. L'assassinio di padre Jacques Hamal, nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, per mano di un seguace dell'Isis ha evidentemente convinto i responsabili delle diverse comunità a non limitarsi alle semplici dichiarazioni di condanna.
In Francia sono stati per primi i vertici del Consiglio francese del culto musulmano a mobilitarsi, invitando tutti i fedeli della loro religione a partecipare alla messa di domenica prossima, 31 luglio, «possibilmente nella parrocchia cattolica più vicina a loro». Ieri altre sigle del mondo islamico transalpino hanno rilanciato lo stesso appello. E contemporaneamente c'è stata anche una identica mobilitazione in Italia, seppure con alcuni distinguo e con prese di posizione personali.
Nel nostro Paese sono due le principali associazioni musulmane: il Coreis (Comunità religiosa islamica) che fa capo a Yahya Pallavicini, imam di una moschea milanese; e l'Ucoii (Unione delle comunità islamiche d'Italia) presieduto da Izzeddin Elzir, imam della moschea di Firenze. Le due associazioni si sono sovente trovate in contrasto fra loro, ma non hanno mai mancato di condannare le stragi e le violenze che hanno insanguinato l'Europa, in particolare dalla mattanza di Parigi del 13 novembre scorso in poi.
I responsabili del Coreis ieri hanno annunciato che i loro delegati, domenica prossima, porteranno i loro saluti ai parroci di Roma e di altre quindici città italiane, fra cui Milano, Palermo, Verona e Brescia invitando i semplici fedeli a fare altrettanto. «Ci sembra fondamentale» hanno spiegato «in questo momento drammatico dare un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale».
UN'UNICA FAMIGLIA
L'Ucoii non ha fatto un appello pubblico, ma il presidente Elzir ha voluto ricordare che «già nei giorni scorsi siamo andati personalmente a portare messaggi di cordoglio e di solidarietà ai nostri fratelli cristiani, e domenica faremo altrettanto andando nelle parrocchie. Un gesto per mostrare che siamo tutti parte di un'unica famiglia umana, insieme contro il terrorismo e insieme per dire ai terroristi che i loro atti criminali non ci dividono, anzi ci uniscono ancora di più».
Monsignor Bruno Forte, presidente della commissione dei vescovi italiani per il dialogo interreligioso ha saputo dell'iniziativa mentre si trovava a Cracovia: «Credo che sia un segno molto bello, un segno che aspettavamo e vuol dire come i credenti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani, condannino la violenza in nome di Dio, considerandola falsa e contraria ad ogni ispirazione religiosa».
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Il Gazzettino