David Cameron vuole fermare il germe dell'ideologia jihadista in uno dei suoi terreni di coltura: il web. Il premier britannico minaccia di bloccare WhatsApp e altri...
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Ma la controversa misura, contenuta nella proposta di riforma dello spionaggio elettronico anti-terrorismo voluta dal premier tory dopo le stragi di Parigi, raccoglie un secco no dagli alleati di governo. Cameron era stato categorico ieri lanciando la sua visione per nuovi e «forti» poteri alle agenzie di sorveglianza che conducono la lotta al terrore su internet. Devono essere in grado di leggere le e-mail e seguire la navigazione online. Ma questo non basta. «Vogliamo permettere nel nostro Paese un mezzo di comunicazione per trasmettere messaggi che non possiamo leggere?», si era chiesto il premier riferendosi a tutte quelle 'app' che consentono di criptare i contenuti.
La risposta alle domanda retorica è stata chiaramente «no». Questa misura drastica verrebbe discussa solo in caso di vittoria dei conservatori alle elezioni di maggio ma ha già scatenato la forte reazione degli alleati di governo libdem, che temono violazioni della privacy. Il vicepremier Nick Clegg si è oggi scagliato contro quella che i detrattori definiscono come la «carta degli spioni», il pacchetto di regole per le agenzie di sorveglianza che da tempo i conservatori vogliono introdurre. Per Clegg non è «non è proporzionato» e «mirato» ma rischia di colpire tutti i cittadini.
«Abbiamo ogni diritto di invadere la privacy dei terroristi e di quelli che riteniamo vogliano farci del male - ha aggiunto il leader libdem - ma a questo non deve corrispondere una invasione nella privacy di ogni singola persona nel Regno Unito». Le ragioni di Clegg sembrano però 'debolì di fronte a una minaccia che viene definita come sempre più impellente dal britannico Rob Wainwright, direttore di Europol, che oggi ha sottolineato, parlando a una commissione di Westminster, quanto si debba fare ancora per arginare il terrorismo online e come le società di internet debbano collaborare di più coi governi perchè «i social network sono mezzi di reclutamento e propaganda».
«La verità è che le autorità di sicurezza oggi non hanno la necessaria capacità per proteggere completamente la società da questo tipo di minacce», ha affermato.
Il Gazzettino