Terremoto Turchia, il drone registra le immagini della spaccatura terrestre: la faglia lunga 300km

Il territorio si è deformato e spaccato

Terremoto Turchia - I droni volano sopra la faglia che si è aperta sulla superficie terrestre e che corre lungo il territorio turco massacrato dal sisma. Nel video...

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Terremoto Turchia - I droni volano sopra la faglia che si è aperta sulla superficie terrestre e che corre lungo il territorio turco massacrato dal sisma. Nel video girato dal drone e pubblicato dalla televisione turca è possibile osservare il movimento delle faglie trascorrenti che hanno squarciato la terra. Sono immagini impressionanti in cui si può indovinare la violenza e la tragedia che si è abbattuta sulle popolazioni di Turchia e Siria. Il movimento prodotto dalle placche tettoniche lungo la faglia è stato catturato dai satelliti a Nurdağı, in Turchia, dopo i terremoti del 6-7 febbraio. Lo spostamento relativo è di circa 3-4 metri

 

 

 

La spaccatura si estende per 300 chilometri lungo la faglia Est Anatolica. «Le due placche, quella Arabica e quella Anatolica, si sono spostate di tre metri, ma l'energia liberata dalla faglia ha causato una deformazione molto forte lungo 300 chilometri», osserva la sismologa Aybige Akinci, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

Dal punto di origine del terremoto, a circa 20 chilometri di profondità, la frattura è arrivata in superficie e la deformazione è avvenuta in corrispondenza con il segmento della faglia che si è rotto. «A partire dall'epicentro, l'energia liberata è arrivata a una distanza di 300 chilometri», dice Akinci. La faglia Est Anatolica, lunga fra 600 e 700 chilometri, è una delle principali esistenti in Turchia, insieme a quella Nord Anatolica, lunga 1.500 chilometri: «sono due faglie importanti, ben definite e lungo le quali sono avvenuti terremoti storici importanti» e nei punti in cui sono avvenuti i due terremoti del febbraio, di magnitudo 7,8 e 7,5, «da oltre mille anni non c'erano terremoti così importanti», ha osservato l'esperta.

«Sono zone nelle quali ci si aspettava che sarebbero avvenuti terremoti, ma se è possibile capire dove potrà avvenire un terremoto, è impossibile prevedere quando avverrà». Sui social si vedono già le prime immagini della deformazione arrivata in superficie, osserva il sismologo Alessandro Amato, dell'Ingv.

Adesso seguiranno i rilievi che i geologi faranno lungo la faglia, ma il fatto che si cominci a vedere la deformazione, «conferma l'ipotesi che ci sia stata una deformazione orizzontale e trascorrente» che dall'ipocentro, ossia dal punto sotto la superficie nel quale è stata liberata l'energia della faglia, si sia propagata in senso orizzontale. Ulteriori informazioni sulla deformazione sono attese dai satelliti radar, come quelli della costellazione Cosmo SkyMed dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), le cui immagini sono in corso di elaborazione.

Nel frattempo la terra continua a tremare fra Turchia e Siria. «si continuano a registrare scosse sia in direzione Nord-Est che in direzione Sud-Ovest, lungo la faglia Est Anatolica», dice il sismologo Salvatore Mazza, dell'Ingv. Proseguono le repliche anche lungo la faglia secondaria, poco a nord dell'Est Anatolica, nella zona della città turca di Malatya. Le scosse proseguono numerose e per entrambi i forti terremoti del 6 febbraio, quello di magnitudo 7,8 e quello di magnitudo 7,5, si registrano scosse importanti, di magnitudo compresa fra 5,2 e 5,6. «È più difficile - aggiunge - avere dati sulla Siria perché lì la rete sismica non esiste più a causa della guerra. In Turchia ci sono stazioni sismiche, ma sono concentrate soprattutto nella zona del Bosforo», in corrispondenza dell'area più vicina a Istanbul, dove arriva un'estremità della Turchia, quella Nord Anatolica. Terremoti più lievi e distanti fra loro si registrano anche verso ovest, fino alla costa turca.

 

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Il Gazzettino