Taiwan, vince la candidata filo-indipendentista: dopo 8 anni perde il partito favorevole alla Cina

Taiwan, vince la candidata filo-indipendentista: dopo 8 anni perde il partito favorevole alla Cina
Taiwan ha votato oggi per scegliere il nuovo presidente e Tsai Ing-wen, la candidata del Partito democratico progressista favorevole all'indipendenza da Pechino, ha vinto con...

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Taiwan ha votato oggi per scegliere il nuovo presidente e Tsai Ing-wen, la candidata del Partito democratico progressista favorevole all'indipendenza da Pechino, ha vinto con un largo margine. Il candidato del Partito Nazionalista filo-cinese di Taiwan, Eric Chu, ha ammesso la pesante sconfitta. Tsai Ing-wen, secondo i primi dati, ha ricevuto circa il 60% dei voti contro circa il 30% di Eric Chu.


Taiwan ha votato per il parlamento e la presidenza in una tornata, nella quale i nazionalisti, in realtà favorevoli alla Cina, hanno perso il potere dopo otto anni, a favore dell'opposizione indipendentista. E con l'elezione della prima donna presidente dell'isola di 23 milioni di abitanti, che Pechino considera parte integrante del suo territorio, e con la quale potrebbe inasprirsi il braccio di ferro che dura da oltre 60 anni.

Il presidente uscente Ma Ying-jeou, del Partito nazionalista (il Kuomintang, Kmt) rimasto al timone per otto anni, è stato costretto dalla costituzione a rinunciare a candidarsi per un nuovo mandato. In questi ultimi otto anni l'equilibrio teso con Pechino non ha conosciuto sobbalzi. Un paradosso, considerando che il Kuo Mintang fu il partito nazionalista di Chang Kaishek, il nemico acerrimo di Mao Zedong e dei comunisti durante la Guerra civile conclusa nel 1949, ma che negli ultimi decenni è stato il migliore alleato di Pechino sull'isola «ribelle». Isola che si è resa indipendente «de facto», ma che finora ha sempre evitato di formalizzare l'indipendenza. Passo che il governo della Repubblica popolare dichiara da sempre di considerare motivo sufficiente per un intervento armato.

Rispetto alle presidenziali, l'esito delle elezioni parlamentari (133 i seggi) appare invece più incerto e molto dipenderà dalle scelte di campo fra Kmt e Dpp che faranno i partiti piccoli e gli indipendenti. Una vittoria per il Dpp potrebbe rendere più difficili di quello che già sono i rapporti con la Repubblica popolare. La candidata Tsai ha promesso che manterrà lo status quo dell'indipendenza di fatto, ma ha sempre pubblicamente respinto il principio che le due "Cine", la Repubblica popolare cinese e la Repubblica di Cina - quest'ultima è la denominazione politica dell'isola di Taiwan -, siano una singola nazione in attesa di riunificazione, come vorrebbe Pechino. Quest'ultima ha adottato una politica del bastone e della carota e ha progressivamente stretto le sue maglie attorno all'isola, negoziando una serie di patti commerciali, sui trasporti e altri scambi di servizi. Maglie che minaccia di recidere se Taiwan dovesse intraprendere un sentiero più indipendentista, interrompendo ogni negoziato.


La Cina starà a guardare come evolvono le cose, ma l'insofferenza per l'abbraccio del potente vicino cresce nell'isola. E la candidata Tsai appare lanciata verso la vittoria, anche perchè il suo avversario diretto, il candidato nazionalista Eric Chu, è subentrato troppo tardi nella corsa dopo che il Kuomintang, messo fuori gioco Ma, aveva puntato su Hung Hsiu-chu, il cui stile troppo ruvido gli aveva inimicato molti elettori. «Non si tratta di sconfiggere l'altro partito. Si tratta di superare gli ostacoli sul cammino di Taiwan», ha dichiarato Tsai nel comizio finale della sua campagna elettorale.
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Il Gazzettino