Tafida Raqeeb non può essere condannata a morire solo perché, forse, non può guarire. C'è un giudice a Londra, questa volta; ed è un giudice...
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Il piccolo Alex, per i medici «è guarito, il sistema immunitario è sano». Si valuta rientro a Londra
La sentenza ribalta i precedenti di Charlie Guard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup - tutti segnati da polemiche nel Regno e tuttavia conclusi col via libera ai medici a staccare la spina - bambini inglesi considerati peraltro in stato vegetativo. Mentre accende un barlume di speranza al ricordo della vicenda - pur assai diversa dal punto di vista medico, di Alex Montresor: il piccolo affetto da una malattia genetica rara ripresosi dopo un trapianto di cellule staminali da genitore che non aveva potuto ottenere in Gran Bretagna e a cui è stato sottoposto invece a gennaio con successo al Bambino Gesù di Roma. Speranza che mamma Shelina esprime oggi in lacrime di gioia. Ringraziando «l'Italia e gli italiani» per il sostegno e la compassione, augurandosi di poter incontrare il Papa e raccontando della figlia con la luce negli occhi, sotto il velo bianco che le copre il capo. «Tafida non sta morendo, non soffre, è stabile, ha solo bisogno di tempo», le sue parole: «e ora avverte anche la mia presenza». Parole su cui continua peraltro a far ombra la replica di Katie Gollop, uno degli avvocati del Royal London Hospital, la quale giura che tutti sono «molto, molto, molto tristi», ma insiste che «non vi sono speranze di recupero» e che «sarebbe inumano continuare i trattamenti». Glissando sul sospetto del fattore costi. Aggiunge quindi che il verdetto di oggi potrebbe avere «un impatto su altri pazienti» e su questa base si riserva la carta d'un appello che pure per la famiglia avrebbe il sapore dell'accanimento. Ci sono 21 giorni di tempo per presentarlo: sempre che frattanto Tafida non sia già a Genova.
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Il Gazzettino